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Hanno fatto a pezzi un uomo per recuperare gli ovuli di cocaina nascosti nello stomaco. E’ quanto hanno scoperto i carabinieri del Comando Provinciale della Spezia, che hanno eseguito, insieme agli uomini della Questura, quattro misure di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettante persone. Sono ritenute responsabili di importazione e spaccio di stupefacenti, vilipendio e occultamento di cadavere.

La Spezia, uomo fatto a pezzi per recuperare ovuli di cocaina

Il ritrovamento risale allo scorso febbraio, nel bosco di Monte Parodi, alle spalle della città. Le indagini erano partite dal ritrovamento di un teschio e altri resti umani da parte di un escursionista. Venne scoperto che erano i resti di un corriere morto a causa dello scoppio di alcuni ovuli di cocaina che aveva ingerito. Il gruppo criminale, però, non sei era fatto alcuno scrupolo per recuperare l’altra droga che l’uomo aveva in corpo. Aveva così smembrato il cadavere, pezzo dopo pezzo, per recuperare gli ovuli.

Lo smembramento del corpo sarebbe avvenuto in un appartamento di un affittacamere gestito da un connazionale. I resti del cadavere sono stati poi abbandonati nel bosco. Pare però chiaro – come emerso dall’autopsia – che “l’ovulatore” sia morto per complicanze sopraggiunte dall’ingerimento della droga, probabilmente dovute allo scoppio degli ovuli nell’apparato gastrointestinale. Solo dopo il decesso del corriere i complici l’avrebbero squartato.

Le indagini

Come spiega l’Ansa, Gli investigatori hanno condotto tra La Spezia e Massa Carrara pedinamenti e intercettazioni, che hanno permesso di raccogliere gravi indizi di colpevolezza, oltre che su un 37enne, anche nei confronti di altri due sudamericani di 27 e 29 anni con i quali, nel dicembre 2021, l’uomo aveva organizzato l’importazione di cocaina in ovuli per 1 kg attraverso il corriere poi morto. Le indagini hanno permesso di accertare anche che i tre avevano come complice un altro sudamericano di 30 anni, con regolare lavoro (consegna pacchi per una società di trasporti) che oltre ad essere coinvolto nel traffico internazionale di stupefacenti gestiva anche un’intensa attività di spaccio di cocaina “al minuto”, sostanzialmente a domicilio, utilizzando per la consegna delle dosi di droga furgoni della ditta per cui lavorava.

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