Saranno le telecamere di videosorveglianza, che ieri sera hanno ripreso l’agguato, a fare chiarezza sulla morte di Alessio Bossis, 22enne di Volla, boss emergente del clan De Luca-Bossa-Minichini e considerato, pertanto, un nome nemico da eliminare, probabilmente dalla consorteria rivale dei De Micco.

Volla, commando uccide il 22enne Alessio Bossis: la verità dalle telecamere

Poco dopo le 19, i sicari entrano in azione nel parcheggio del centro commerciale “In piazza”, di via Monteoliveto. All’interno ci sono ancora persone, tra cui anche bambini. In pochi istanti il piazzale antistante allo store si trasforma in un mattatoio: due uomini – riporta Il Mattino –  si avvicinano fulminei al 22enne ed aprono il fuoco. Sette i colpi di una pistola calibro 9 vengono esplosi contro di lui. Sul posto intervengono i carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata, che avviano le indagini per ricostruire il movente del delitto, da ricercare probabilmente nella faida con i De Micco, e per dare la caccia agli autori dell’esecuzione criminale. I militari dell’Arma sequestrano anche le immagini delle telecamere di videosorveglianza, installate all’esterno dell’esercizio commerciale, dalla cui visione potrebbero, infatti, emergere elementi utili all’identificazione dei killer di Bossis.

Il profilo della vittima

Ma chi è la vittima che, in una sera di ottobre, è stata freddata come un boss? Vicino ai De Luca-Bossa-Minichini di Ponticelli, Bossis vantava un curriculum criminale di tutto rispetto, nonostante la giovane età. Per questo motivo era finito sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti, in quanto ritenuto un criminale in crescita.

I primi sospetti si hanno nel 2018. All’epoca Alessio aveva 17 anni. Siamo a Volla, qualcuno esplode una serie di colpi contro l’abitazione di Bossis. Nel pomeriggio della stesso giorno, in via Rossi, si verifica un altro raid, che gli investigatori interpreteranno come la risposta agli spari contro la casa del giovane. Nel mirino finiscono due attività commerciali: la caffetteria “Moulin Rouge”, la cui saracinesca fu crivellata di proiettili, e un negozio di detersivi.  

Nel 2019, invece, Alessio Bossis fu tra i protagonisti di una una sparatoria che si consumò a piazza Trieste e Trento, a pochi passi dalla Prefettura. Per quella vicenda il giovane boss rimediò una condanna a otto anni in primo e secondo grado, la Cassazione decise però di annullarla, disponendo un nuovo processo in Appello.

Tre anni dopo, a settembre, il 22enne viene di nuovo arrestato, stavolta per aver violato la sorveglianza speciale, misura alla quale era sottoposto dall’8 agosto. Processato per direttissima, il giovane è stato poi assolto: in quella circostanza, Bossis disse che lo spostamento in moto da Volla a Ponticelli, dove fu fermato, era necessario per raggiungere l’Ospedale del Mare per motivi di salute. A breve sarebbe anche dovuto comparire dinanzi al Tribunale di Misure di Prevenzione per ottenere un lavoro; troppo tardi: qualcuno aveva già firmato la sua condanna a morte.

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