Le mancava un solo esame, quello di Latino, poi martedì avrebbe dovuto discutere la tesi di laurea. L’angoscia di un traguardo ancora non raggiunto potrebbe aver spinto Diana Biondi, la 27enne scomparsa da Somma Vesuviana e poi trovata morta in un dirupo non molto distante dalla sua abitazione, a compiere il gesto estremo.

Somma Vesuviana, le bugie sulla laurea: l’ipotesi sulla morte di Diana

La ragazza sarebbe uscita di casa lunedì dicendo ai genitori che sarebbe andata a fare una copia della tesi di laurea. Dopo ore di assenza, la famiglia ha iniziato a preoccuparsi: il papà ha provato a mettersi in contatto con lei ma il suo telefono non era raggiungibile. Poco dopo Diana gli ha inviato un messaggio in cui gli diceva che doveva recarsi in biblioteca e che quindi avrebbe preso il treno in partenza da Napoli per rientrare a Somma Vesuviana nel pomeriggio.

Poi il padre l’avrebbe continuata a telefonare, l’ultima volta Diana gli avrebbe risposto laconica alle 17.55: “Non posso parlare“. Da quel momento il silenzio. Pare che Diana non si sia mai diretta in stazione. I carabinieri hanno visionato le immagini delle videocamere di sorveglianza e della giovane non ci sarebbe traccia. Non è escluso che la 27enne sia rimasta, in quell’arco di tempo, nel luogo dove ha deciso di togliersi la vita anche quando ha inviato quei pochi messaggi al padre.

Quella stessa sera, il papà Edoardo ha sporto denuncia ai carabinieri della locale stazione, che hanno avviato le ricerche. Nel pomeriggio di ieri, alcune persone che passavano nella zona dell’ex campo di bocce hanno notato il corpo di una donna e avvisato subito le forze dell’ordine.

Il ritrovamento

I documenti ritrovati nella borsetta hanno confermato che era proprio Diana Biondi, la giovane che tutti stavano cercando da lunedì sera. Sul perché la 27enne si sia uccisa, i carabinieri hanno raccolto informazioni che disegnano uno scenario più drammatico e triste di quanto si potesse immaginare.

Diana non era in regola con gli esami. A quanto pare le mancava solo quello di Latino per concludere il suo percorso di laurea. In famiglia, però, sapevano altro: credevano che Diana fosse vicino al traguardo e, sembra, che fossero in procinto di organizzarle una festa. Forse la 27enne non aveva trovato la forza e il coraggio di confidarsi con i suoi genitori, di rivelare loro la verità e il suo stato d’animo. Quella di Diana è l’ennesima tragedia che apre una riflessione sul mito dell’eccellenza e su come troppi studenti restino schiacciati dal peso della performance.

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