Logoteleclubitalia

“Sanitari per Gaza”: Sit-in a Napoli, Frattamaggiore e Pozzuoli per chiedere pace e giustizia

Gif I Tipo

Uniti in silenzio con una torcia in mano, hanno letto uno per uno i nomi dei colleghi uccisi sotto le bombe.

Una lunga fila di camici bianchi, mani alzate con una torcia e il volto segnato dalla commozione. È l’immagine simbolo del sit-in che oggi, lunedì 2 ottobre, ha unito decine di operatori sanitari in tre diversi presidi della Campania — Napoli, Frattamaggiore e Pozzuoli — per gridare “No” alla guerra in Palestina e per mostrare solidarietà ai colleghi palestinesi uccisi o incarcerati durante il conflitto in corso a Gaza.

Fuori dagli ospedali cittadini, medici, infermieri, operatori sociosanitari e volontari si sono dati appuntamento per un flash mob silenzioso ma potentissimo, portando con sé una luce e un elenco. Quell’elenco conteneva oltre mille nomi: quelli dei sanitari palestinesi caduti durante le atrocità della guerra, spesso colpiti mentre svolgevano il loro lavoro nei reparti degli ospedali, nelle ambulanze o sotto le tende da campo.

La lettura dei nomi: “Non sono numeri, sono vite spezzate”

Uno ad uno, quei nomi sono stati letti ad alta voce. Un gesto semplice, ma fortemente simbolico. “Non sono numeri, sono vite. Sono colleghi, persone che come noi hanno scelto di curare e salvare, e che sono diventate bersaglio”, ha detto uno dei promotori dell’iniziativa.

La manifestazione ha voluto denunciare le tecniche definite “criminali” dell’esercito israeliano, accusato in più occasioni da Ong internazionali e agenzie umanitarie di aver colpito direttamente operatori sanitari e ambulanze. Episodi documentati che hanno scioccato la comunità medica internazionale.

Una mobilitazione dal basso, per la pace

L’iniziativa, apartitica e spontanea, è nata su impulso di gruppi di medici e infermieri campani che, di fronte alle immagini provenienti da Gaza, hanno deciso di agire. Nessun simbolo politico, solo un messaggio chiaro: “La vita umana viene prima di tutto”.

“In ogni angolo del mondo, chi indossa un camice ha un solo obiettivo: curare. Oggi, chi uccide un sanitario uccide due volte: spezza una vita e ne condanna altre migliaia, private di cure”, ha dichiarato un’infermiera presente al presidio di Frattamaggiore.

Un appello alla comunità internazionale

I manifestanti hanno chiesto a gran voce un cessate il fuoco immediato, il rispetto delle convenzioni internazionali sui luoghi di cura e la liberazione degli operatori sanitari detenuti senza accuse formali.

“Non possiamo restare in silenzio mentre vengono bombardati ospedali, mentre si spara su chi salva vite. È un attacco all’umanità intera”, ha concluso uno dei medici al presidio di Pozzuoli.

Ti potrebbe interessare

Torna in alto