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Un piccolo esercito di 50 unità. E’ la manovalanza di cui si avvaleva il clan Ferrara-Cacciapuoti colpito ieri da un blitz che ne ha decapitato i vertici e ha portato in cella, in un’operazione congiunta Carabinieri-Guardia di Finanza, i luogotenenti e gli organizzatori di maggiore spessore criminale. A rivelarlo è l’ordinanza firmata dalla DDA partenopea che ha assicurato alla giustizia 19 persone e posto sotto sequestro beni e attività imprenditoriali per 16 milioni di euro.

Clan Ferrara-Cacciapuoti, un esercito di 50 persne

Il territorio era sotto la stressa sorveglianza della cosca criminale guidata da Mimì Ferrara e Luigi Cacciapuoti. Non si apriva attività senza che i vertici lo venissero a sapere. Chi avviava un’impresa, che fosse un cantiere, un distributore di benzina o una palestra, doveva versare la tangente per “i carcerati”. Persino sulle lastre di marmo destinate al cimitero di Villaricca il clan di Mimì o Muccuso imponeva il racket: 50 euro a salma, 5 euro a fotografia.

Per far valere la propria forza militare e logistica sul territorio, il clan disponeva di un piccolo esercito di 50 unità, alle quali, in caso di detenzione, spettava “stipendio” (la cosiddetta “mesata”) e la copertura delle spese legali. Un’organizzazione capillare e radicata di impianto mafioso nata nell’ambito della Nuova Famiglia, negli anni ’80, quando i clan storici di Napoli come i Nuvoletta di Marano, i Giuliano di Forcella, i Mallardo di Giugliano e il clan dei Casalesi si fronteggiavano con la NCO di Raffaele Cutolo.

Ruoli e capoclan

La struttura del clan era infatti di tipo verticistico: prevedeva infatti due capoclan di un cartello a due teste (Mimì Ferrara e Luigi Cacciapuoti), dei luogotenenti con ruolo di capi e organizzatori (Francesco Ferrara, detto Francolone; Giovanni Mauriello alias Giannino e Luigi Cacciapuoti classe ’66, detto Gigginiello). Nell’organigramma del clan, secondo la Procura, c’era spazio anche per le donne, attualmente solo indagate: tra di esse Filomena Cerqua, detta “Mena a bionda”, Annunziata Landolfo e Francesca Cerqua. 

I colletti bianchi

Le attività del clan si concentravano principalmente in due settori: il racket e le attività imprenditoriali vere e proprie. Dalla ristorazione (Avenir e Pacos) agli idrocarburi passando per la distribuzione alimentare (Decò a Mugnano e Villaricca). Non c’era spazio per la droga, un business tassativamente vietato in zona per evitare di attirare l’attenzione delle forze dell’ordine.

I nomi degli arrestati

A finire in carcere nel blitz di ieri Giuseppe Cacciapuoti (classe ’61), Domenico Cacciapuoti (classe ’90), Mimmo Cacciapuoti detto “Maradona” (classe ’85), Filippo Cacciapuoti (classe ’70), Luigi Cacciapuoti (classe ’66), Vincenzo Ciccarelli (classe ’70), Vincenzo D’Anania (classe ’54), Giulio D’Altrui (classe ’72), Domenico Ferrara (classe ’57), Francesco Ferrara (classe ’66), Giuseppe Maglione (classe ’59), Eduardo Mauriello (classe ’63), Giovanni Mauriello (classe ’59), Giuseppe Mauriello (classe ’66), Antonio Montella (classe ’73), Luigi Montella (classe ’71), Domenico Paragliola (classe ’71) e Francesco Sarracino (classe ’66). Ai domiciliari Gennaro Palladino (classe ’51).

Foto: Cronachedi.it

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