Prosegue lo stato d’agitazione alla Leonardo di Giugliano dopo l’annuncio dei vertici dell’azienda di voler chiudere lo stabilimento in zona Asi per trasferire tutto a Bacoli. I lavoratori non ci stanno e va avanti la mobilitazione. Dopo il coinvolgimento di vari esponenti politici con interrogazioni parlamentari, regionali e la lettera del sindaco Nicola Pirozzi all’amministratore delegato Alessandro Profumo, parte anche la raccolta firme per la petizione da inviare al governatore Vincenzo De Luca.

“No” alla chiusura della Leonardo di Giugliano, petizione a De Luca

Domani davanti ai cancelli ci sarà un’altra assemblea dalle 8 alle 9 con i rappresentanti dei sindacati Fim-Cisl, Fiom e Uilm. “Lo scopo è raccogliere le firme per fare una petizione a De Luca. – spiega la Rsu in una nota – Inviteremo a partecipare anche la politica che finora ci ha sostenuto.  La petizione è aperta a chiunque voglia firmarla perché sensibile alla nostra causa. Pertanto l’invito è esteso a tutti. Per l’occasione la RSU vi offrirà un caffè. Venite compatti alle 8 muniti di documento di riconoscimento.” L’assemblea proseguirà almeno fino a lunedì. Anche i cittadini quindi possono firmare per chiedere ai vertici regionali di intervenire per salvare lo stabilimento giuglianese, eccellenza del territorio e punto di riferimento internazionale per l’elettronica della difesa ed in particolare dei sistemi radar”.

Nelle prossime ore partirà anche una petizione online attraverso la piattaforma change.org per coinvolgere ancora più persone. “È inspiegabile – ribadiscono i sindacati – che uno stabilimento produttivo che ha una missione importantissima e funzionale al business dell’azienda come la logistica e tante altre produzioni, debba essere chiuso. La dismissione del sito di Giugliano ci appare del tutto incomprensibile. Al contrario, ci sono tutte le condizioni non solo per mantenere le attività qui, ma anche per determinare un processo di crescita”. I vertici aziendali hanno fatto sapere che non dovrebbero esserci licenziamenti ma resta la preoccupazione per gli oltre 400 dipendenti (ad esclusione dell’indotto). Sulla vertenza azienda e sindacati s’incontreranno per un secondo round il 29 marzo, presso la sede dell’unione industriali a Roma. Intanto lo slogan resta: “Giugliano non si chiude”.

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