Non solo pizzo e imprenditoria, i clan Cacciapuoti-Ferrara intrattenevano anche importanti rapporti e stringevano alleanze con altre cosche criminali. Soprattutto con Eduardo Contini, capo dell’omonimo clan, all’epoca latitante. E’ quanto emerge dall”ordinanza con la quale il gip di Napoli ha disposto 19 misure cautelari notificate dai Carabinieri e dalla Guardia di Finanza ed emesso un decreto di sequestro per un indici società, riconducibili alla camorra.

Camorra a Villaricca, così il boss Ferrara agevolò latitanza di Eduardo Contini

A rivelare questi dettagli è il collaboratore di giustizia Giuseppe De Rosa, il quale riferisce agli inquirenti il 30 giugno 2015 di avere incontrato più volte. Il clan Ferrara aveva messo a disposizione di Contini un appartamento nei pressi della villa di Villaricca del boss Domenico Ferrara.

Il capoclan, tra l’altro, svolgeva il ruolo di “ufficiale di collegamento” tra il boss Edoardo Contini e il reggente Patrizio Bosti, oltre che tra Contini e Bosti e il clan Mallardo (componente con i Contini e i Licciardi la cosiddetta Alleanza di Secondigliano). Inoltre, secondo De Rosa, a Contini era stata anche riservata una dimora nei pressi di un noto parco giochi dell’hinterland a Nord di Napoli.

I sequestri e il racket

Stamattina, oltre agli arresti, sono stati eseguiti sequestri per un valore da 16 milioni di euro. Si tratta di 11 società, riconducibili ai clan Cacciapuoti-Ferrara, specializzate nel settore immobiliare, edile, degli idrocarburi, della caffetteria e della ristorazione nonché della vendita di generi alimentari. Le casse del cosca criminale si arricchivano non solo grazie investimenti di tipo imprenditoriali, ma anche attraverso il pizzo imposto ai commercianti locali.

Gli investigatori avrebbero infatti ricostruito nove episodi. Le vittime sarebbero imprenditori operanti nel settore dell’edilizia, titolari di palestre e di sale giochi (in quest’ultimo caso, il titolare era tenuto a corrispondere € 70 per ciascun apparato presente in sala), costretti a versare somme da 1.500 a 5.000 euro al mese.

I nomi degli indagati

A finire in carcere Giuseppe Cacciapuoti (classe ’61), Domenico Cacciapuoti (classe ’90), Mimmo Cacciapuoti detto “Maradona” (classe ’85), Filippo Cacciapuoti (classe ’70), Luigi Cacciapuoti (classe ’66), Vincenzo Ciccarelli (classe ’70), Vincenzo D’Anania (classe ’54), Giulio D’Altrui (classe ’72), Domenico Ferrara (classe ’57), Francesco Ferrara (classe ’66), Giuseppe Maglione (classe ’59), Eduardo Mauriello (classe ’63), Giovanni Mauriello (classe ’59), Giuseppe Mauriello (classe ’66), Antonio Montella (classe ’73), Luigi Montella (classe ’71), Domenico Paragliola (classe ’71) e Francesco Sarracino (classe ’66). Ai domiciliari Gennaro Palladino (classe ’51).

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