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Città Metropolitana di Napoli: inaugurati i dipinti della Collezione d’Arte a Santa Maria la Nova

Città Metropolitana di Napoli: inaugurati i dipinti della Collezione d’Arte a Santa Maria la Nova

A partire dal mese di dicembre 2025 sarà possibile ammirare una selezione di opere, dipinti e sculture, appartenenti alla Collezione d’Arte della Città Metropolitana di Napoli in tre sale del Complesso Monumentale di Santa Maria la Nova. Un primo passo nel percorso di valorizzazione di un ricco patrimonio storico-artistico che conta oltre 500 opere tra Ottocento e Novecento, in spazi propri dedicati. Tre i nuclei tematici presenti nelle sale adiacenti alla Sala del Coro, immediatamente successiva all’Aula del Consiglio: dalle opere ritrovate e recuperate che raccontano la grande pittura dell’Ottocento, alle suggestive vedute del Golfo partenopeo, fino alle raffigurazioni della figura femminile nella pittura napoletana tra fine Ottocento e primo Novecento.

“Sono particolarmente orgoglioso di inaugurare queste tre sale espositive qui a Santa Maria la Nova che ospitano una selezione di opere della prestigiosa Collezione d’Arte dell’ex Provincia di Napoli riferite in prevalenza all’Ottocento e al Novecento, acquisite al patrimonio, soprattutto grazie alla volontà dell’Ente di sostenere le manifestazioni espositive della Società Promotrice di Belle Arti a Napoli nel XIX secolo. Da ultimo la Collezione si è arricchita anche grazie alla prezioso lavoro del Comando dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale che ha riportato a casa alcune importanti tele, come “L’Oracolo di Delfo” di Camillo Miola e il “Ritratto di Vittorio Emanuele III” di Achille Talarico, presentate alla stampa lo scorso mese di febbraio e qui esposte alla piena fruizione del pubblico, insieme alle altre. L’apertura di queste tre sale è un primo passo per una valorizzazione più ampia della Collezione d’Arte che possiamo riassumere essenzialmente in due azioni: nel 2026 faremo una mostra presso la Reggia di Portici con i nostri dipinti, e nei prossimi anni un’esposizione permanente, con un numero maggiore di opere, presso il Complesso Monumentale di Santa Maria la Nova” afferma il sindaco metropolitano di Napoli, Gaetano Manfredi.

 “Plauso a questa bella operazione di fruizione della Collezione d’Arte della Città Metropolitana di Napoli, una raccolta davvero rilevante di opere dell’Ottocento e Novecento, siamo al fianco dell’Ente per valorizzarla al meglio” così l’architetto Rosalia D’Apice, delegato della soprintendenza ABAP per il Comune di Napoli.

 

“DIPINTI RITROVATI – RITORNI E RECUPERI”

 La prima sala celebra il recupero e il ritorno di importanti opere della Collezione d’Arte della Città Metropolitana di Napoli, presentando dipinti che raccontano la storia, la società e la pittura napoletana tra Ottocento e primo Novecento.

Domina la sala il maestoso dipinto di Lionello Balestrieri Il Pazzo e i savi (1911, olio su tela, 400 x 200 cm). Al centro della scena un povero pazzo su cui piovono gli insulti dei “savi” e carote e pomodori, nonché bambini spettatori della scena, un episodio vero a cui il pittore senese ha  assistito a Parigi rimanendone profondamente turbato come racconta nell’autobiografia romanzata data alle stampe con lo pseudonimo di Arduino Bassi nel 1933 con il titolo Una rondine non fa primavera, in cui viene descritto il motivo ispiratore del quadro: “Nel pomeriggio di una bella giornata di sole s’era imbattuto per strada in un crocchio di gente di ogni ceto che rideva e sghignazzava intorno a un povero diavolo, mezzo scemo, che cercava di sottrarsi ai motteggi delle gente. Il primo impeto fu di difendere il malcapitato ma il branco di savi si sarebbe fatto ancora più minaccioso e lui passò oltre, disgustato che nella Ville Lumière succedessero simili scene. Tutti gridavano “Fouiou, Fouiou”, era il nome del pazzo e l’artista sentì quel grido negli orecchi per parecchi mesi e non fu contento fino a che non ebbe fissato quella scena su una grande tela”. Balestrieri cominciò a lavorarci nel 1901 ma il quadro rimase per dieci anni nello studio parigino del pittore che intanto si era trasferito a Napoli, a dirigere il Museo Artistico Industriale. Tornato a Parigi, avrebbe apportato modifiche e alcuni critici hanno notato, dal grappolo di palloncini colorati e dalla signora in rosso che sorride, quasi un richiamo alla cartellonistica pubblicitaria di inizio Novecento.

 

Sulla parete frontale la monumentale tela di Francesco Sagliano Entrata di Sua Maestà Vittorio Emanuele II in Roma (1872, olio su tela, 280 x 160 cm), che gli fu commissionata dall’allora ministro della Pubblica Istruzione Cesare Correnti, opera celebrata nelle grandi esposizioni nazionali dell’epoca – Milano 1872, Vienna 1873, Napoli 1877 – dove il pittore casertano utilizza il pretesto dell’evento storico per dare prova di una spiccata vena paesaggistica. La splendida veduta di Roma sotto un cielo che si dirada all’arrivo del sovrano diventa metafora della nuova stagione politica dei Savoia.

In sala è possibile ammirare anche I perditempo di Achille Martelli (1873, olio su tela, 100 x 72 cm) e I maldicenti di Giuseppe Boschetto (1886, olio su tela, cm 57 x 102 cm). Quest’ultimo ritrae un gruppo di uomini e donne impegnati in una conversazione “pettegola” ai danni di un signore vestito di scuro sull’estrema sinistra, nello spiazzo antistante un edificio antico. L’opera venne presentata alla Promotrice napoletana del 1886 e registrata nell’inventario delle opere d’arte della Provincia pubblicato nel 1912. Da non perdere il dipinto Un discendente del Profeta di Attilio Pagliara (1881, olio su tela, 58 x 74 cm), testimonianza della pittura orientalista.

Il Ritratto del Re Vittorio Emanuele III di Achille Talarico (1902, olio su tela, 144 x 85 cm), è stato riportato a casa grazie al prezioso lavoro del Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, insieme al dipinto L’Oracolo di Delfo di Camillo Miola (1881, olio su tela, 144 x 107 cm), capolavoro assoluto, opera neopompeiana presentata all’Esposizione nazionale di Torino del 1880 e acquistata dalla Provincia di Napoli nel 1881. L’impostazione scenica teatrale, la sacerdotessa Pizia al culmine dell’estasi tra sacerdoti e interroganti in vesti sontuose, i riferimenti archeologici alla Vittoria Alata di Pompei, rendono quest’opera una sintesi perfetta delle esperienze dell’artista napoletano. L’opera era finita nelle sale del Getty Museum di Los Angeles, attraverso il mercato antiquario americano, dopo essere stata illecitamente portata all’estero ed è ritornata nella Collezione d’Arte della Città Metropolitana di Napoli grazie al prezioso lavoro della Procura di Roma, del Reparto Operativo del Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale. Chiude il percorso il gruppo scultoreo in bronzo del 1929 La spina di Saverio Gatto.

“OMAGGIO A NAPOLI”

 Un affascinante viaggio visivo attraverso il Golfo di Napoli tra Settecento e Ottocento, con vedute che celebrano la bellezza del paesaggio partenopeo e la sua luce unica.

Il percorso si apre con la grande Marina settecentesca di Adrien Manglard (olio su tela, 202 x 107 cm), artista lionese attivo a Roma, che ritrae il paesaggio marino del Golfo con il Castel dell’Ovo e il Vesuvio sullo sfondo, mentre pescatori intenti a sistemare gli attrezzi occupano il primo piano. Manglard combina sapientemente elementi reali ad altri inventati, come il torrione sulla destra che funge da quinta teatrale.

La Veduta di Napoli da Santa Lucia di Pietro Fabris (secolo XVIII, olio su tela, 76 x 42 cm) offre un controcampo rispetto alla veduta di Manglard: il Borgo di Santa Lucia e il Chiatamone con il Convento dell’Immacolata sul Monte Echia (oggi sede dell’Archivio di Stato) e la chiesetta di Santa Maria della Catena, prima degli stravolgimenti tardo ottocenteschi. Una strada litoranea “democratica” affollata da gente comune, frati domenicani e notabili con le loro carrozze.

Splendido anche il panorama Da Mergellina di Federico Cortese (1881, olio su tela, 68 x 29 cm), dove l’artista mescola magistralmente la pittura dal vero appresa nella Parigi degli impressionisti, con ricercati effetti luministici ed espedienti romantici. Alla luce abbagliante che produce la specchiatura in acqua di Castel dell’Ovo si contrappone un primo piano in ombra, in cui spicca il puntino rosso del copricapo di un pescatore. A questa veduta fa da contraltare la Marina da Palazzo Donn’Anna di Giuseppe Laezza, un olio su tela del 1885 circa. In sala sono esposti anche il capolavoro di Joseph Rebell Veduta di Ischia da San Michele (1813, olio su tela, cm 44 x 59) e il dipinto di Pasquale Mattej Pio IX benedice il popolo dai balconi della Reggia di Napoli (1849, olio su tela, cm 39 x 61).

I quadri di paesaggio sono numerosissimi nella Collezione d’arte della Città Metropolitana di Napoli, valorizzata in passato grazie a ben tre mostre tematiche: I colori di Napoli. Nuove acquisizioni di paesaggi per la Quadreria della Provincia di Napoli (2003), I luoghi e la memoria del paesaggio: vedute dalla collezione della Provincia di Napoli (2011), La Scuola di Resina nella Collezione della Provincia di Napoli e da raccolte pubbliche e private (2012).

A dimostrazione che la luce, i colori, e le bellezze architettoniche di Napoli e dei suoi dintorni, da sempre hanno affascinato gli artisti provenienti da tutto il mondo.

 “FIGURE DI DONNA”

 Una raffinata selezione di opere dedicate alla rappresentazione della figura femminile nella pittura napoletana tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, che documenta le diverse sensibilità artistiche del periodo: dal ritratto intimo, al realismo al simbolismo.

Il percorso si apre con La Civiltà del 1870 di Eurisio Capocci (1871, olio su tela, 80 x 118 cm), opera dal forte contenuto simbolico, in cui l’artista raffigura una donna investita da una folata di vento che le sconvolge il vestito e i capelli che guarda, davanti a un dirupo, un paesaggio stravolto dalla brutalità della guerra. Il dipinto fu presentato all’VIII Promotrice napoletana del 1871 e riproposto alla stessa esposizione del 1888, figura nell’inventario dell’Amministrazione provinciale del 1875. E’ sconvolta dal vento anche la figura femminile ritratta da Michele Tedesco ne La tempesta (1890, olio su tela, 57 x 105 cm): la scena raffigurata è in riva al mare, la spuma creata dalle onde lambisce le gambe della donna, il cui busto e viso sono avvolto da un gran velo scuro che lascia solo intravedere il suo delicato profilo; tutto intorno un cielo oscurato a nuvole grigie. Il dipinto fu esposto alla Promotrice napoletana del 1890. In sala anche Impressioni di una fanciulla di Francesco Sagliano (1876, olio su tela, 42 x 78 cm) che mostra il versante più intimista dell’artista casertano, la piccola Figurina di Edoardo Gallì (inizio secolo XX, olio su tavola, 25 x 42 cm) dialoga con le opere di formato maggiore: e il suggestivo Sogni di Carmine Toro (1890, olio su tela, 133 x 93 cm), opera di impronta simbolista e la sensualità di Pallida Mors di Mario Borgoni 1891 (olio su tela, cm 75×115). Il titolo di quest’ultima opera è tratto da un verso di un’ode di Orazio sulla caducità della vita. Borgoni riprende la grande tradizione italiana del nudo femminile, dipinto su un letto sfatto con una luce proveniente dall’alto che ne disegna i volumi. La tela fu presentata alla XXVII Promotrice napoletana ed entra negli inventari del 1912 della Provincia di Napoli. Completano la sala due pregevoli opere su carta: Mezza Figura in bianco di Giuseppe De Sanctis (1890, pastello su cartoncino, 52 x 35 cm), raffinato esempio della tecnica del pastello applicata al ritratto femminile e Settembrina di Mario Borgoni (1890, pastello su carta, 73 x 120 cm), che cattura con delicatezza la stagione autunnale dipingendo una ragazza sorridente a figura intera, in un luminoso paesaggio campestre, con una gerla d’uva in bella mostra ai suoi piedi. In dialogo con le pitture anche una scultura: Clara di Giuseppe Renda (1890, marmo bianco, h 49 cm): la testa di una donna dai lineamenti classici, con un mento volitivo e uno sguardo malinconico. L’opera è registrata negli inventari dell’Ente di piazza Matteotti nel 1912.

Insieme, queste opere restituiscono uno spaccato della rappresentazione femminile nell’arte napoletana del periodo post-unitario, tra ideale e realtà, intimità domestica e simbolismo.E anche nella Collezione d’Arte della Città Metropolitana di Napoli il tema della donna è molto presente, prova ne è l’esposizione di alcune opere in due mostre tematiche: Storie di donne (2008) ed Eroine invisibili (2010).

Informazioni per la visita

Ingresso gratuito nei giorni di martedì e giovedì, dalle ore 9:00 alle ore 12:30, obbligo di prenotazione solo per gruppi e scolaresche scrivendo alla mail [email protected].it.

 

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