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Da Giugliano a Mantova per salvare la vita di suo padre affetto da Covid. Ruben Leoncino, 28 anni, dottore commercialista di Giugliano, ha affrontato un viaggio lungo circa sette ore, senza mai fermarsi.

Con fermezza e determinazione ha macinato chilometri di strada, sperando che, una volta arrivato a destinazione, i medici dell’ospedale “Carlo Poma” potessero prendere in carico suo padre Mimmo e curarlo con la terapia a base di plasma iperimmune.

Da Giugliano a Mantova per salvare il padre

Tutto ha avuto inizio una settimana fa. Dopo la positività della nonna di Ruben, il padre è stato sottoposto ad un primo tampone che ha dato esito negativo. “Poi siamo risultati positivi io e la mia famiglia. E papà ha dovuto ripetere nuovamente il tampone”, spiega il giovane a Teleclubitalia. Stavolta, però, l’esito era positivo.

Nel giro di poco tempo le condizioni del padre del 28enne sono precipitate. Mimmo ha cominciato ad avere febbre alta e poi difficoltà respiratorie, fino ad aver bisogno di una bombola d’ossigeno che lo aiutasse a respirare bene. Intanto, la nonna di Ruben, che era stata ricoverata all’ospedale San Giuliano di Giugliano, viene a mancare.

A quel punto Ruben capisce di non aver più tempo. Deve ricoverare suo papà, il prima possibile visto che i valori della saturazione non erano affatto incoraggianti. Su alcuni quotidiani nazionali gli era capitato di leggere che in un ospedale mantovano era in corso la sperimentazione con la cura al plasma. “Mi ero ricordato della terapia al plasma in fase di sperimentazione all’ospedale “Carlo Poma” di Mantova. Ho letto che ha prodotto risultati promettenti. Non ho avuto scelta, pochi giorni fa abbiamo visto le immagini strazianti di decine di ambulanze in fila al Cotugno. In Campania i nostri ospedali sono ormai al collasso. Ho pensato che a Mantova mio padre potesse farcela”, spiega il 28enne.

E così, senza indugio, Ruben ha caricato suo padre in auto, assicurandosi che fosse ben attaccato alla bombola d’ossigeno, per intraprende “il viaggio della speranza” – così lo definisce il 28enne – fino a Mantova. “Siamo partiti giovedì scorso alle 15 e siamo arrivati a Mantova quasi alle 22”. Un viaggio estenuante, durato quasi sette ore, durante il quale Ruben non ha mai pensato di voler tornare indietro.

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Arrivato a destinazione, i medici del nosocomio mantovano hanno subito accolto Mimmo, trasferendolo in terapia intensiva. “I dottori non potevano crederci. Mi hanno detto: “Lei è un folle, se suo padre fosse arrivato dieci minuti più tardi sarebbe morto. E invece ce l’abbiamo fatta”. Adesso le condizioni di Mimmo sono stazionarie e vengono continuamente monitorate dai medici dell’ospedale mantovano. “Sono stato determinato – dice il 28enne. – In situazioni come queste c’è solo una cosa fare: agire”. Dopodomani Ruben si rimetterà in viaggio. Sente la mancanza di suo padre e spera che prima o poi l’incubo del Coronavirus resti solo un lontano ricordo.

 

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