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Don Michele Mottola è attualmente in stato di custodia cautelare in carcere presso la casa circondariale di Secondigliano, Napoli. Ma gli avvocati sarebbero già a lavoro per disporne il trasferimento in un altro istituto di pena. E’ risaputo, infatti, che a Poggioreale i pedofili e gli infanticidi non vengono visti di buon occhio dagli altri detenuti e sono spesso oggetto di vessazioni, aggressioni e boicottaggi.

Chi è Don Michele

Questa mattina gli agenti della Polizia di Stato di Aversa hanno arrestato Don Michele Mottola su ordine della Procura di Napoli Nord. L’accusa per il parroco di Qualiano è gravissima: abusi su minore. Il prete avrebbe violentato una bimba di dieci 10 anni che partecipava all’epoca alle attività parrocchiali. Il caso di Don Michele è esploso grazie alla testimonianza raccolta anche da “Le Iene”. La redazione della trasmissione di Mediaset ha intervistato la mamma della vittima.

Le registrazioni audio

La vittima degli abusi ha documentato quanto subito con registrazioni audio che hanno fatto inorridire anche i magistrati della Procura e che non lasciano spazio a dubbi. Sono state proprio quelle a inchiodare don Michele, che però, raggiunto da “Le Iene”, ha negato ogni addebito. Ora dovrà affrontare il processo e rendere conto proprio di quegli audio che lo hanno incastrato. “Io ti terrei dalla mattina alla sera qua se tua mamma fosse più consenziente”, le diceva don Michele in uno dei loro incontri, registrati dalla bimba di soli 11 anni. “Lo sai che ti voglio bene, vuoi un bacino?”. La bimba cercava di fermarlo ma lui la rassicurava: “Ma guarda che non c’è nessuno. Hai paura? Abbracciami, baciami. Ora vai in bagno e vai a pulirti la bocca”.

Don Michele nel carcere Secondigliano

Ma oltre a dover affrontare il processo, Don Michele dovrà affrontare anche le dure leggi del carcere. “I bimbi non si toccano”, è la regola impressa nel codice d’onore di tutti i carcerati del mondo. Prevede punizioni esemplari inflitte contro i pedofili, gli stupratori e gli assassini di bambini. Don Michele Mottola potrebbe essere vittima di vendette e ritorsioni nel carcere napoletano.

E’ un sottobosco violento, quello delle carceri, fatto di aggressioni, pestaggi nei corridoi, violenze durante l’ora d’aria, stupri anali sotto la doccia. Una giustizia sommaria che ha punito gli autori di alcuni tipi di reati, quelli ai danni dei “più deboli”, secondo un codice mafioso che si è rapidamente diffuso negli ultimi decenni anche tra i criminali comuni. La detenzione di un carcerato può diventare un incubo. E nei casi estremi portare alla morte.

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