In ogni indagine per omicidio c’è sempre una svolta decisiva, un errore fatale dell’assassino che si tradisce e porta senza volerlo le forze dell’ordine a scoprire la verità. È quanto successo anche nel duplice omicidio di Luigi Rusciano e Luigi Ferrara, i cui corpi furono trovati fatti a pezzi in delle buste di plastica il 16 febbraio scorso.

Ieri sono stati fermati i presunti killer: si tratta di Domenico D’Andò, figlio di Antonio D’Andò, probabile vittima di lupara bianca, scissionista fatto fuori, secondo gli investigatori, dal gruppo maranese di Mariano Riccio, e di un diciassettenne, all’epoca dei fatti sedicenne.

Anche in questo caso gli assassini hanno commesso un errore fatale. Gli inquirenti infatti sono riusciti a risalire all’auto di una delle due vittime e alla Lancia Y a noleggio che i due soci in affari utilizzavano per gli spostamenti. Dal tracciato GPS gli inquirenti sono riusciti a ricostruire gli ultimi spostamenti dei due. Inoltre nell’appartamento di via Casacelle a Giugliano sono state trovate tracce di sangue e si è scoperto che il contratto di fitto era intestato all’ex fidanzata del minore coinvolto.

In pratica i killer il 31 gennaio scorso, giorno in cui le mogli delle due vittime hanno denunciato separatamente la scomparsa dei mariti, attirano Rusciano e Ferrara nell’appartamento di via Casacelle. Li aggrediscono e uccidono. Quindi li fanno a pezzi e puliscono casa in modo meticoloso.

Poi per distogliere l’attenzione da Giugliano, spostano la Fiat Idea di Rusciano in un piazzale adibito a garage di Afragola. Una dipendente si accorge della vettura abusiva e allerta la Polizia. È la svolta decisiva nelle indagini, l’errore fatale.

 

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