NAPOLI – Stadio Collana, due anni di chiusura, e la protesta non si ferma. Verdi: I sette milioni di euro saranno richiesti al Credito Sportivo, i successori di Ferrara e Cannavaro non  investono  un euro

Sono passati esattamente due anni da quando , il 25 gennaio 2017, con uno scarno comunicato appeso alla porta di ingresso sbarrato di via Ribera , la Regione Campania ha chiuso lo stadio Collana. Stamane un ulteriore sit-in di protesta da parte di ragazzini e sportivi, che nonostante la firma dell’atto di concessione e consegna delle chiavi alla società che faceva capo a Ciro Ferrara e Fabio Cannavaro, avvenuta l’11 gennaio 2019, non vedono ancora iniziare i lavori. Solo un automezzo è entrato, e da tre settimane si lavora nel nulla.

“La convenzione siglata l’11 gennaio consegna alla società concessionaria il Collana, sollevandoli finanche dall’obbligo di pagare il canone annuo, per un’ampia durata dei 15 anni previsti, eppure non si è mosso ancora nulla – dichiara il consigliere regionale dei Verdi Francesco Borrelli, intervenuto alla manifestazione – eppure  i privati non devono investire  un euro, avendo ribadito nell’ultima versione dell’atto di concessione che faranno ricorso al Credito Sportivo. Ma la pratica di finanziamento per i sette milioni di euro sarà stata presentata? sarà poi accettata?  ”

“ Il cronoprogramma allegato al documento di consegna delle chiavi già ha accumulato tre settimane di ritardo, bisogna assolutamente rispettare la data di fine giugno 2019 per la restituzione della funzionalità degli spogliatoi al servizio delle attività previste per le Universiadi – dichiara il consigliere comunale del Sole che Ride Marco Gaudini.

“ Siamo davvero preoccupati perché l’Agenzia delle Universiadi non ha ancora portati i suoi operai , per iniziare i lavori della piscina, del campo sportivo, della pista di atletica , delle torri per l’illuminazione, per l’impianto generale antincendio e per le tribune lato vico Acitillo, cosa che doveva avvenire già dal 21 gennaio 2019;  il nostro stadio resta chiuso, e quel camion posizionato sulla pista di atletica sembra una beffa ed una mortificazione per tutti coloro che da due anni rivendicano il loro diritto di fare sport – dichiara Rino Nasti, tra i promotori dell’ennesima protesta  – chi risarcirà i ragazzi del loro diritto allo sport violato ripetutamente, chi indennizzerà gli atleti che hanno visto la loro carriera troncata per un’operazione di ingegneria finanziaria perpetrata ai danni di una comunità inerme, che si è battuta strenuamente in questi due anni?”

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