Introdurre la settimana corta nelle scuole italiane per fronteggiare il caro energia, sacrificando il sabato e spalmando l’orario scolastico sugli altri giorni: è l’ipotesi che sta circolando in questi giorni e che vede già i primi dissensi.

Scuola, settimana corta contro il caro energia: “Lezioni da 50 minuti”

A fare chiarezza è il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, che ieri ha detto: “Le scuole devono essere le ultime su cui intervenire in merito ai temi energetici, dopodiché c’è l’autonomia della scuola: se una decide, può farlo, ma si parta dalla didattica”, ha chiarito.

E alla domanda sullo stop alle lezioni il sabato per far fronte in parte ai problemi energetici, ha risposto: “Io non ho mai parlato di chiusure, ma il mio principio è: si parta dalle esigenze dei ragazzi e di garantire un servizio nel modo migliore“.

Sindacati: “No a settimana corta”

Contrari all’ipotesi di riduzione dell’orario scolastico in presenza e anche di attivazione della Dad il sabato sono i sindacati del mondo della scuola. “Il discorso consumi deve essere fuori dalle scuole, non possono essere chiesti nuovi sacrifici alle scuole”, dice Cristina Costarelli, presidente Anp del Lazio e dirigente scolastica al liceo scientifico Newton di Roma.

Per lo Snals Confsal, “si tratta di una questione mal posta. La flessibilità didattica può e deve avere solo ragioni didattico-educative e in nessun caso può diventare uno strumento per ridurre i consumi di energia. È paradossale – sostiene il segretario generale Snals, Elvira Serafini – che dopo le assicurazioni ministeriali sulla didattica in presenza anche con casi positivi in classe, si prenda in considerazione la possibilità di far pagare alle scuole, agli alunni e al loro diritto all’apprendimento l’incapacità del governo di trovare soluzioni coraggiose per tagliare sprechi e inefficienze. La scuola, al pari della sanità, è un servizio essenziale e come tale va considerato”.

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