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Non si tratterebbe di un tragico errore. La morte di Francesca Compagnone sarebbe il frutto di un omicidio volontario. E’ quanto sospettano gli inquirenti della Procura di Santa Maria Capua Vetere che prefigurano il dolo eventuale per Vicol Ciprian, il 23enne finito ai domiciliari e poi scarcerato dopo il delitto.

Riardo, svolta nell’inchiesta: il 23enne ha sparato tre volte. “Omicidio volontario”

Perde peso con il passare delle ore e delle testimonianze raccolte dai carabinieri l’ipotesi dell’incidente. Decisive – ai fini della svolta giudiziaria – la circostanza che il 23enne abbia premuto il grilletto ben tre volte, puntando l’arma sempre verso Francesca. Secondo la pubblica accusa, avrebbe dunque intenzionalmente accettato il rischio che potesse partire un colpo di fucile.

Ai carabinieri Vicol ha spiegato che Francesca gli aveva assicurato che l’arma fosse scarica. Il giovane avrebbe così premuto il grilletto “per gioco” due volte: alla terza volta sarebbe partito il colpo. E proprio su questo dettaglio la Procura ha costruito l’ipotesi accusatoria del “dolo eventuale”. Sparando per tre volte di seguito, secondo i pm, il 23enne avrebbe in qualche modo messo in conto l’eventualità di far partire un colpo all’indirizzo di Francesca.

All’esame i messaggi WhatsApp

Oggi intanto si dovrebbe tenere l’esame autoptico sul corpo della 28enne. Poi contestualmente prenderanno il via le perizie balistiche dei tecnici nominati dalla procura sammaritana. Spetterà invece a un perito informatico esaminare telefonata e messaggi WhatsApp tra la vittima e il 23enne per capire se tra i due ci fossero stati motivi di frizione o litigi precedenti all’omicidio. Al momento Vicol resta indagato a piede libero dopo la scarcerazione disposta dal Gip.

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