Giugliano. La battuta viene facile. Metti insieme il cognome del proscritto, l’orario dell’ultimo consiglio comunale, e salta fuori un titolo da commediona all’italiana. “Ragosta a colazione”. Peccato che la risata duri poco, se si pensa che in ballo c’è il destino della terza città della Campania e della maggioranza. Non il destino del suo esecutivo, che certo reggerà anche a questa scossetta di bassa magnitudo e alle dimissioni dell’assessore Miriam Marino. Ma della sua credibilità e dei suoi margini di manovra, su cui tante cassandre politiche già vagheggiavano fosche profezie ai tempi dell’elezione a furor di popolo di Antonio Poziello.

Frankeistein elettorale. Già, perché quelle cassandre, in fin dei conti, non avevano poi tanto torto. Il “Frankestein” elettorale messo in piedi dall’ex vincitore delle primarie silurato dai burattinai topiani del PD sta perdendo pezzi, strada facendo. E qualche contraddizione alla fine è esplosa. Era inevitabile, se attacchi con la colla un braccio di un ex diessino a un busto di un ex fascista, una gamba di un socialista a una caviglia di un berlusconiano. E soprattutto se non hai un partito alle spalle.

Il sindaco all’attacco. Ad ogni modo, l’allarme non c’è: il pezzo che “Frankestein” ha perso, per ora, non è dei più importanti. Il mostro continuerà a camminare. Le stampelle sono solide come lo sono i numeri in consiglio. E nonostante le opposizioni accolgano gongolanti tra le proprie truppe il primo fuoriuscito della maggioranza, il sindaco mostra i muscoli e va in contropiede: “Ragosta è incompatibile con questa maggioranza”. Della serie: di lui non abbiamo bisogno. Andiamo avanti. I consiglieri delle sue liste, obbedienti e silenziosi, continueranno a sventolare il dito indice ad ogni votazione.

Problemi di compatibilità. Ma, al netto delle previsioni sul futuro, resta da capire quanto siano compatibili tutti gli altri con questa amministrazione e, in generale, con lo stesso Poziello, il quale vanta una storia ben definita e probabilmente medita di rientrare nel PD non appena si ripresenteranno le condizioni di agibilità politica. La candidatura di Ragosta alla Città Metropolitana con un altro partito come Forza Italia è soltanto uno dei tanti nodi irrisolti che si registrano all’interno di una maggioranza messa insieme a tavolino senza una logica programmatica, oltre che senza un’identità. Ne siano prova ulteriore anche il riassorbimento da parte di un partito minoritario come l’UDC dei consiglieri Cristoforo Tartarone e Andrea Guarino. Lo stesso Guarino nominato in questi giorni presidente del comitato locale per il “No al Referendum” in compagnia di diversi esponenti dell’opposizione.

Ordinaria amministrazione. Insomma, troppi compromessi e troppi veti incrociati. Troppe disomegeneità e troppe posizioni differenti su argomenti cruciali come rom e e immigrati. Se dopo 15 mesi l’azione di governo è ancora imbalsamata il problema sta qui. La “terra dei giochi” è ancora “terra dei fuochi”, il progetto di rilancio legato alla figura di Giambattista Basile è già evaporato. La fascia costiera continua ad arrancare in cerca di un piano di rilancio urbanistico. E così, fatte alcune eccezioni, come gli interventi d’urgenza contro i cumuli di rifiuti, e in generale il pugno duro mostrato nei confronti degli eco-criminali, Giugliano si avvia a viaggiare sui binari dell’ordinaria amministrazione. Ad impantanarsi nell’immobilismo politico proprio in una fase storica in cui avrebbe bisogno di scelte coraggiose e radicali. Come se fosse commissariata. Non da un commissario in carne ed ossa, ma dai limiti e dalle incapacità della sua classe dirigente. La terza città della Campania resta lì, al palo, in attesa di un qualcosa o di un qualcuno che le offra una visione e un’identità. E non solo l’ennesima (a)ragosta a colazione.

a cura di Marco Aragno

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