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Napoli, la fontana della vergogna scatena un vespaio di polemiche

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E’ ridotta ad un immenso gettacarte la fontana di Monteoliveto o meglio un immenso getta bottiglie con rifiuti in vetro e plastica di ogni tipo.

Una vera e propria immagine negativa che non pochi turisti hanno preso a fotografare. Un sintomo di degrado che una città come Napoli in cerca di un rilancio di immagine dovrebbe assolutamente evitare. Una cloaca a cielo aperto.

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Già nel 2013 a seguito dell’incuria durata anni dovette essere sottoposta ad un restauro. La struttura ha una grande storia: i lavori della fontana iniziarono infatti nel 1668 dai marmorari Bartolomeo Mori e Pietro Sanbarberio con la supervisione dell’architetto e ingegnere Donato Antonio Cafaro; nel 1671 il Mori morì e a lui subentrarono Dionisio Lazzari e Giovanni Mozzetti. Giunta all’ultimazione, vennero affidati i lavori per la realizzazione della statua in bronzo di Carlo II di Spagna agli scultori Giovanni Maiorino e Giovanni D’Auria, su disegno di Cosimo Fanzago; tuttavia i due non terminarono l’opera scultorea, la cui esecuzione venne affidata a Francesco D’Angelo, che la terminò nel 1673.

La struttura si presenta con una vasca polilobata a tre bracci, con al centro un piedistallo di eguale forma, con tre leoni che reggono, fra le zampe, gli stemmi del re, del viceré e della città, alternati ad aquile che hanno, sulla base esterna, tre vaschette a forma di conchiglia sorrette da una voluta. Al centro vi è un basamento a forma di obelisco piramidale sormontato dalla statua bronzea di Carlo II di Spagna.

 

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