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Napoli. Dopo la violenza subita dall’infermiera violentata a Napoli, parla il marito della donna e racconta il suo dolore. Il racconto, affidato a La Repubblica, è quello di uomo che non ha potuto far nulla per proteggere la donna che ama e che oggi si sente in colpa per non avere avuto l’occasione di sottrarre sua moglie da un destino infame.

Infermiera Covid violenta, il racconto straziante del marito

Quel pomeriggio l’uomo, medico fisiatra, era a casa e attendeva il rientro della donna. Con l’emergenza Covid non poteva usure l’auto e così i due coniugi avevano deciso di usufruire del trasporto pubblico.

“Non ero preoccupato, conosco bene la zona del parcheggio Metropark e anche io prendo spesso gli autobus. Di solito c’è sempre gente per il gran movimento di autobus che partono per molte località della regione e anche di altre zone d’Italia. Immaginarsi l’intero parcheggio completamente deserto e senza neanche dei custodi o degli addetti non era possibile”, racconta il medico al quotidiano La Repubblica.

Ad un tratto squilla il cellulare. Dall’altra parte del telefono c’è sua moglie, disperata, che piange a singhiozzi. “Sono stata aggredita, sto andando in ospedale”, sono le uniche parole che Francesca (nome di fantasia) riesce a dire al marito. “Non ricordo neanche come sono arrivato all’ospedale Cardarelli, a Napoli… ma quando mi sono mosso non avevo ancora capito cosa era successo, non fino in fondo”, spiega ancora l’uomo ripercorrendo quei momenti drammatici.

“Sono subito entrato al triage dell’ospedale Cardarelli perché sono un medico. E ho visto mia moglie seduta su una sedia. Non mi rendevo conto di niente – prosegue il marito della donna- . Ma senza sapere ho cominciato a piangere perché ho visto il volto spento di mia moglie. Spento, buio. Non c’era più la sua luce di sempre, il suo bel sorriso. Era assente”.

Solo una volta rientrati a casa la donna ha trovato il coraggio di raccontare al suo compagno di vita quello che le era appena successo. “Da quel momento è cominciato il mio vero incubo, la domanda ricorrente che non mi lascia più: osa stavo facendo io in quei quarantacinque minuti? Stavo seduto sul divano in quei quarantacinque minuti? La donna della mia vita stava lottando con le unghie e con i denti per salvarsi in quei quarantacinque minuti ed io, io perché non ero lì? Perché qualcuno dal cielo non mi ha detto di andare a prenderla senza pensare ai divieti, di andare e basta?”. Da giorni il marito di Francesca non riesce a darsi pace, avrebbe voluto essere lì e proteggere la donna che ama. Avrebbe voluto che le cose andassero diversamente.

“Cerco ancora, ogni giorno, una spiegazione, un modo per metabolizzare l’accaduto ma non ci riesco. Cerco disperatamente un modo per rivedere il sorriso sul volto di mia moglie, cerco di farla ridere, ma intanto ogni giorno sale la rabbia e il dolore si acuisce. Vorrei aiutarla ma sono ridotto come lei. Il mio cuore è andato in pezzi e mi sembra di non servire più”, aggiunge il medico.

L’arresto dell’aggressore

Ieri sera l’aguzzino della donna è stato arrestato. Francesca aveva appena finito il suo turno di lavoro in una struttura pubblica della città. A nulla sono servite le urla e il tentativo di divincolarsi. Nei confronti dell’uomo il gip di Napoli ha già emesso un provvedimento di custodia cautelare in carcere per in reati di violenza sessuale e anche per resistenza a pubblico ufficiale. Ad incastrarlo ci sono la denuncia circostanziata della vittima, e le immagini della videosorveglianza. Il fascicolo sarà assegnato a un magistrato della IV sezione della Procura di Napoli.

 

 

 

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