E’ un argomento che tiene banco ormai da qualche settimana. Parliamo della villetta comunale di via San Lorenzo, delle modalità di gestione (vecchie e nuove) dello spazio pubblico, della distruzione e della successiva installazione della targhetta dedicata a Miriam Makeba, delle polemiche che ne sono derivate e che hanno visto o vedono protagonisti alcuni attivisti dei comitati civici e gli esponenti dell’associazione Impeto giovanile, da qualche mese affidataria degli spazi. Ne abbiamo parlato, nel tentativo di fare un po’ di chiarezza sull’argomento e soprattutto con l’obiettivo di delineare strade e percorsi futuri, con due ex esponenti del civico consesso di Mugnano, nonché profondi conoscitori dell’argomento: Gennaro Ruggiero, ex consigliere nonché ex presidente del Consiglio (vicino alle istanze dell’associazione Impeto giovanile) e Mauro Romualdo, ex consigliere e da sempre al fianco dei comitati antidiscarica e anti-inceneritori dell’area a nord di Napoli. Ad entrambi è stata data la possibilità di ricostruire la vicenda, anche dal punto di vista storico, di tracciare un bilancio o di fissare obiettivi e programmi per il futuro.

 

Ruggiero: “Mi preme innanzitutto fare un passo indietro e ripercorrere le tappe che hanno portato alla realizzazione della villetta comunale. Era il 1996 quando affrontammo per la prima volta l’argomento: ero presidente del Consiglio ed eravamo chiamati a delibera su un’area lottizzata, quella in cui è poi sorta la struttura pubblica. Ci trovammo di fronte a diversi intoppi e a non poche pressioni da parte dei lottizzanti. Con l’allora sindaco Maurizio Maturo intraprendemmo una battaglia per far sì che gli standard urbanistici (le aree verdi da lasciare alla cittadinanza ndr) fossero concentrati in un unica parte e non, come richiesto dai lottizzanti, in piccoli pezzetti di terreno. Ricavammo sei mila metri quadri, all’interno dei quali sarebbe dovuta sorgere la casa comunale. Non trovammo i fondi per finanziarli e allora, in una fase successiva, sotto la gestione Palumbo, si optò per la costruzione della villetta dopo aver incamerato un finanziamento provinciale. Poi arrivò la gestione Porcelli e la gestione della villa, di fatto, è finita nelle mani dei comitati civici, pur senza che fosse ratificato un atto di giunta, una delibera dirigenziale che ne avallasse quel tipo di affidamento. C’è chi riferisce della sottoscrizione di un protocollo d’intesa, che in realtà ad ogni modo non aveva e non avrebbe dovuto avere alcuna validità. Ma al di là di questi aspetti, e senza voler entrare in polemiche o rinvangare a tutti i costi il passato, c’è da dire che l’attuale gestore ha partecipato a un regolare bando di gara e si è reso, in più di un’occasione, disponibile a ricevere il contributo e la collaborazione di altri organismi o associazioni o comitati, anche di coloro che in passato, senza autorizzazione alcuna e senza concertarlo o chiamare in causa anche le altre associazioni del territorio, ha in pratica gestito quegli spazi. Era importante, per una serie di ragioni, ripristinare la targhetta in memoria di Miriam Makeba, di cui anche noi tessiamo le lodi per quel che ha rappresentato per il suo popolo e per la lotta all’apartheid, ma è stato altrettanto giusto ricordare e i riaffermare un principio, un dato di fatto incontrovertibile: quella di cui parliamo è la villetta comunale di via San Lorenzo, perché così è sancito negli atti comunali. Come tutti sanno, per intitolare una struttura ad un personaggio illustre occorre che siano trascorsi almeno dieci anni dalla sua morte o che via sia una deroga da parte della prefettura”.

 

Romualdo: “L’aria, l’acqua, il mare, gli spazi liberi sono di tutti e tutti devono avere la più completa e piena disponibilità ad usufruirne, perciò è necessario che essi possano vivere sfuggendo alle malattie mortali dell’incuria, dell’abbandono, del vandalismo. Nel 2010 l’amministrazione comunale completava i lavori della villetta – lottizzazione San Lorenzo – dovendo fin dai primi mesi intervenire sia sull’arredo che sulla struttura e soprattutto sui danni provocati da continui atti di vandalismo, scoprendo fra l’altro l’esistenza di un fognolo che corre lungo il confine nord e che probabilmente è concausa di continui dissesti. Nel marzo 2012, per la prima volta a Mugnano e in verità non credo in molti altri posti, una istituzione pubblica, il Comune, ha avuto il coraggio e la sensibilità di raccogliere la sfida di un nutrito gruppo di cittadini in merito all’utilizzo non esclusivo, e senza sottrarre la gestione pubblica e comunale all’Ente, come occasione di riappropriazione di un bene comune che si vuole vivere come strumento di partecipazione, come occasione di democrazia diretta, come luogo di festa e di impegno aperto ininterrottamente a tutti e riconoscendo la potenzialità di apporti sempre nuovi e stimolanti. Tuttavia a questa autorizzazione è sempre mancata la volontà politica di affiancare una anche minima gestione comunale, lasciando la villetta e un po’ tutti gli spazi verdi, nell’abbandono, magari pensando già a come giustificare l’affidamento a privati. Sono preoccupato per le tante iniziative e per il percorso politico, sociale e culturale che molte associazioni e comitati di Mugnano hanno portato avanti in questi tre anni grazie ad una autorizzazione ad uso non esclusivo della villetta e non certo una gestione per la quale tra l’altro nessuno avrebbe avuto la possibilità economica: perché per gestire una villetta di soldi ne servono tanti. Sono preoccupato per la continuità di iniziative che hanno trovato interesse ed aggregazione oltre il confine di Mugnano e mi riferisco al gruppo di acquisto solidale, alla proiezione di film e documentari, ai dibattiti, alla scuola di italiano per stranieri, agli appuntamenti con o Rom, con Erri de Luca, con Rosa Schiano, alle iniziative di Stop biocidio, allo scambio dei libri. Ma soprattutto è per nulla rassicurante il fatto che, nonostante l’affidamento della gestione alla associazione Impeto giovanile, la villetta Miriam Makeba continui ad essere in uno stato di abbandono, almeno lo era

fino alla fine di agosto. Mi auguro che per il futuro si riescano a coinvolgere il più possibile associazioni e movimenti e a garantire la vivibilità di questo spazio. Ma non posso non augurarmi che alla scadenza dell’affidamento, a novembre, il Comune si riappropri della gestione della villetta e che possa restituire quanto prima ai cittadini anche villa Rodari e la villetta di Mugnano 2000. Il Comune gestisca il verde pubblico avvalendosi dei propri uffici e dipendenti e della polizia municipale: è per questo che paghiamo le tasse”.

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