E’ morto circondato dall’affetto dei suoi cari, nella sua abitazione di Tigre, a pochi chilometri da Buenos Aires, dove stava trascorrendo il suo periodo di riabilitazione dopo l’operazione alla testa. Quattordici giorni fa era stato dimesso dalla clinica Olivos di Buenos Aires. Quattordici giorni dopo è morto.
Ore 12: muore il Pibe De Oro
Diego comincia a respirare a fatica. Alle 12 ora locale (le 16, in Italia), comincia ad andare in arresto cardiocircolatorio. Nessuno pensa che stia per arrendersi, proprio lui che ha già sopportato fatiche e dolori. Il personale medico che lo assiste privatamente capisce però che la situazione sta precipitando. Maradona non parla, è sofferente, ha gli occhi chiusi, raccontano. Quando arriva l’ambulanza non c’è niente da fare: il Pibe de Oro è già morto. Disteso sul suo letto, esanime.
Da lì la notizia si diffonde a macchia d’olio, rimbalza dall’ospedale ai media e alla stampa argentina. Poi nel resto del mondo. Diego si trovava nell’abitazione in cui stava svolgendo la riabilitazione dopo l’intervento chirurgico alla testa di tre settimane fa, resosi necessario per rimuovere un edema subdurale. Maradona era stato dimesso lo scorso 11 novembre dopo la buona risposta all’intervento, ma lo staff medico che lo ha operato aveva avvertito circa le condizioni delicate del paziente a causa di un quadro clinico generale definito “complesso”.
Il malore al compleanno
Maradona ha avuto sessant’anni per appena 25 giorni. Poi si è consegnato al mito, a cui già apparteneva. Il 30 ottobre scorso aveva spento la sua 60esima candelina, ma si era sentito male, proprio durante i festeggiamenti, nella sua casa del Barrio, a San Andres. Era stato ricoverato in una clinica di La Plata. Poi era stato trasferito nella clinica Olivos di Buenos Aires.
All’ingresso dell’ambulanza era stato accompagnato da un corteo di mezzi delle forze dell’ordine, come si era potuto vedere dalle immagini trasmesse sui social dall’emittente argentina Tyc Sports, e di tifosi, alcuni con fumogeni azzurri. Martedì 3 novembre aveva subito una delicata operazione al cervello per rimuovere un ematoma subdurale. Cioè un coagulo di sangue che fuoriesce dalle vene e mette sotto pressione il cervello.
Prima dell’operazione la depressione: non mangiava e abusava di alcol
Ma già prima dell’intervento, Maradona non stava bene: soffriva di una forma acuta di depressione. Consumava abitualmente alcol e non mangiava. È quanto è filtrato dalla cerchia di persone a lui molto vicina. L’ex campione argentino, negli ultimi giorni della sua vita, è apparso provato dal punto di vista psicologico, dispiaciuto di non poter vedere i genitori né i familiari. La situazione della quarantena da coronavirus hanno avuto un effetto deleterio.
Negli ultimi tempi il campione aveva perso 11 chili. Lo ha raccontato il dottore Luque, come riportato dal quotidiano Olè: “Diego non sta bene dal punto di vista emotivo – spiegò -. Non ha una corretta alimentazione, non vuole mangiare e parla poco… a volte sembra stia meglio, altre invece è decisamente giù di tono e triste. E anche il suo compleanno ha rappresentato un momento particolare per lui“. Lo specialista parlò anche di un quadro clinico complesso, fatto di ansia e anemia.
“È doloroso vederlo ridotto così – disse al momento del ricovero la figlia, Dalma, sui social network -. Vive costantemente sedato e bombardato di farmaci. La verità è che mi si spezza il cuore. Non è normale che una persona di 60 anni, ancora lucida e forte, cammini trascinandosi e faccia fatica persino a parlare”.
Sembrava avesse superato il momento più difficile ed era stato dimesso per la seconda fase del recupero da passare in un’abitazione privata nella zona del Nordelta, centro residenziale alle porte della Capitale argentina. La scelta era stata presa di comune accordo tra lo staff medico e l’entourage intimo di Maradona (le figlie, le sorelle e l’ex fidanzata Veronica Ojeda). Adesso le complicazioni e la morte di uno dei più grandi giocatori di sempre.