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Giocattoli-bomba distribuiti dagli aerei russi ai bambini della regione di Sumy, Nord-Est dell’Ucraina. Sarebbe questa una delle nuove drammatiche strategie del terrore adottate dalla Russia di Putin nel corso dell’invasione ucraina. A lanciare l’accusa sono stati i reparti militari di Kiev attraverso un comunicato da brividi.

Ucraina, giocattoli-bomba distribuiti dai russi ai bambini nel Sumy

“Nella regione di Sumy- si legge nel tweet -, gli aerei disperdono giocattoli per bambini, telefoni cellulari e oggetti di valore pieni di esplosivo”. Un’atrocità che, se confermata, integrerebbe un vero e proprio crimine di guerra nei confronti della popolazione civile. La notizia al momento non trova riscontri, ma è vero che la città nord-orientale di Sumy è uno dei fronti dell’invasione russa dove si registrano diverse vittime e centinaia di sfollati. Testimoni hanno riferito anche a Teleclubitalia, nel corso di Campania Oggi, di soldati senza vita abbandonati in strada e di presidi militari all’entrata e all’uscita del centro abitato.

Morti già tre bambini

Il costo in termini di vite umane anche tra la popolazione civile è già altissimo. Con l’ulteriore allargamento dei fronti di guerra a ovest, secondo quanto riportato dal ministro della Salute ucraino, Viktor Lyashko, alle prime luci dell’alba di sabato 26 febbraio sarebbero stati circa 200 gli ucraini, tra cui tre bambini, ad aver perso la vita in conseguenza dell’invasione dei militari russi. I minori avrebbero perso la vita nel corso dei bombardamenti, ma nessuno può escludere che, se confermata la notizia dei giocattoli-bomba, alcuni di loro siano deceduti o si siano feriti anche venendo a contatto con il materiale “esca” distribuito dai mezzi aerei russi.

Intanto è corsa nel Paese ma anche nella vicina Polonia a donare il sangue. L’appello arriva dalle strutture sanitarie. I feriti sono circa 1200 e molti di essi hanno bisogno di trasfusioni per le cure mediche. “Abbiamo bisogno di sangue, medicine e armi” è il messaggio ribadito via social e i polacchi non hanno esitato. Si sono messi in coda per donare e cercare di aiutare l’Ucraina, brutalmente aggredita dalla Russia di Vladimir Putin.

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