Si è concluso con pesanti condanne il processo celebrato con rito abbreviato davanti al Gip del Tribunale di Napoli, che nella giornata di ieri, venerdì 12 dicembre 2025 ha emesso la sentenza nei confronti di 14 imputati coinvolti in un vasto procedimento penale. La giudice Carla Bianco, al termine dell’udienza camerale, ha riconosciuto le responsabilità penali degli imputati, rideterminando le pene anche alla luce di precedenti condanne e del vincolo della continuazione.
Le condanne
La pena più elevata è stata inflitta a Davide Barbato, condannato a 18 anni, 2 mesi e 20 giorni di reclusione, con aumento per la recidiva e riduzione per il rito abbreviato. Condanne severe anche per Michele Di Nardo (18 anni), Carmine Maione (16 anni e 9 mesi), Biagio Micillo (16 anni e 8 mesi) e Biagio Vallefuoco (15 anni di reclusione). Condannati anche Domenico Chiariello a 9 anni, 9 mesi e 10 giorni di reclusione, Domenico Di Nardo a 14 anni di reclusione, Giulio Maisto a 8 anni di reclusione, Antonio Mallardo a 8 anni di reclusione, Gennaro Maraniello a 10 anni di reclusione e 6.000 euro di multa, Giuseppe Mele a 10 anni, 9 mesi e 10 giorni di reclusione e 6.467 euro di multa, Antonio Miraglia a 8 anni di reclusione, Angelo Pirozzi a 12 anni di reclusione, Antonio Russo a 15 anni, 2 mesi e 20 giorni di reclusione.
Esclusa l’aggravante mafiosa
Per tutti gli imputati il Gip ha escluso la circostanza aggravante prevista dall’articolo 416 bis, comma 6 del Codice Penale, pur riconoscendo la gravità dei fatti contestati. In diversi casi è stata applicata la continuazione con precedenti sentenze già irrevocabili, con conseguente rideterminazione delle pene.
La giudice ha inoltre disposto per tutti gli imputati la interdizione perpetua dai pubblici uffici e lo stato di interdizione legale durante l’espiazione della pena. Per dieci condannati, tra cui Barbato, i Di Nardo, Maione e Vallefuoco, è stata ordinata anche la libertà vigilata per tre anni al termine della detenzione.
Il blitz e le minacce a un carabiniere: “obiettivo sensibile” del clan
Le condanne arrivano al termine di un’indagine che aveva fatto emergere anche un grave piano intimidatorio ai danni di un carabiniere in servizio presso la Compagnia di Giugliano. Il sottufficiale dell’Arma, impegnato nelle indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli sul clan Mallardo, era diventato una vera e propria spina nel fianco dell’organizzazione.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, alcuni esponenti del clan avrebbero progettato un appostamento sotto casa del militare per aggredirlo, nel tentativo di fermare l’attività investigativa. Il carabiniere veniva indicato come un “obiettivo sensibile” in una intercettazione ambientale captata dai carabinieri della stessa Compagnia di Giugliano, guidata, all’epoca dei fatti, dal capitano Andrea Coratza.
Gli arresti
Proprio quella conversazione è stata uno degli elementi decisivi che ha portato all’emissione e all’esecuzione di un decreto di fermo di indiziato di delitto nei confronti di nove persone, tra cui un elemento di spicco del clan Mallardo. I soggetti fermati – che figurano anche tra i condannati nel processo in abbreviato – sono accusati, a vario titolo, di estorsione consumata e tentata, detenzione e porto illegale di armi comuni da sparo, con aggravanti di stampo mafioso.






