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Giugliano, il tema di un giovane studente sul femminicidio commuove docenti e dirigente: “Le parole sono frecce avvelenate”

Giugliano, il tema di un giovane studente sul femminicidio commuove docenti e dirigente: “Le parole sono frecce avvelenate”

Un tema capace di toccare le corde più profonde, di raccontare con sorprendente maturità un fenomeno drammatico che attraversa il Paese. È quello scritto da Manasse Luciano, alunno della classe 2ª G della scuola secondaria di primo grado dell’IC Rita Levi Montalcini di Giugliano in Campania, guidato nel lavoro dall’insegnante prof.ssa Anna Galluccio.

Giugliano, il tema di un giovane studente sul femminicidio commuove docenti e dirigente: “Le parole sono frecce avvelenate”

Il testo – assegnato in occasione della giornata dedicata alla lotta contro la violenza sulle donne – ha emozionato l’intero corpo docente per la lucidità, la forza e la capacità con cui il giovane studente ha raccontato il significato del dire “no” alla violenza di genere.

Nella traccia proposta, la scuola invitava gli studenti a riflettere sull’importanza di contrastare ogni forma di abuso, fisico e psicologico. Luciano ha risposto con parole dirette e potenti, descrivendo il femminicidio come «una parola che non è leggera né superficiale», dietro cui si celano «migliaia di famiglie distrutte».

Nel suo elaborato il ragazzo denuncia la crudeltà di questo fenomeno, ricordando come esso nasca spesso da dinamiche di dominio mascherate da amore: «Si parte sempre da una finta parola dolce, un bacio senza fondo, che poi si tramutano in violenza», scrive. E ancora, con una metafora che ha particolarmente colpito i docenti: «Le parole sono come frecce avvelenate: quando vengono scoccate causano una ferita che pian piano marcisce dentro la vittima fino ad ucciderla».

Una riflessione lucida, che mette al centro l’importanza del rispetto nella relazione e la necessità di intervenire subito di fronte a ogni segnale di abuso: «Appena vediamo un episodio di violenza, anche psicologica, dobbiamo denunciarlo. Prevenire è meglio che curare», conclude lo studente, firmando il suo appello con un perentorio “STOP ALLA VIOLENZA SULLE DONNE!”.

L’insegnante Anna Galluccio ha espresso grande orgoglio per la profondità del lavoro svolto, sottolineando come la scuola si impegni quotidianamente nell’educazione al rispetto e alla parità.

Il tema di Luciano è diventato, in queste ore, un esempio di come la voce delle nuove generazioni possa farsi strumento potente contro la cultura della violenza. Una voce che, partendo dalle aule dell’IC Rita Levi Montalcini, richiama tutti a un’assunzione di responsabilità collettiva

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