Condanne fra i tre anni e sei mesi e i sette anni di reclusione per i sette componenti della “banda del buco” giuglianese, arrestati lo scorso maggio dopo il colpo da un milione di euro messo a segno alla filiale del Credit Agricole di piazza Ascoli, a Milano.

Da Giugliano a Milano per una rapina in banca da un milione di euro: 7 condanne per “banda del buco”

Il primo grado del processo, celebrato con rito abbreviato, si è chiuso davanti al gup Livio Cristofano. I pm Rosaria Stagnaro e Maria Cristina Ria, entrambe presenti, hanno chiesto condanne tra gli 8 e i 9 anni di carcere.

Il giudice di primo grado ha condannato, invece, Giuseppe Veneziano (difeso dall’avvocato Luigi Poziello) a 4 anni e 8 mesi di reclusione e Antonio Moio (difeso dall’avvocato Luigi Poziello) a 5 anni e 4 mesi. La pena più alta è stata emessa per Aniello Felaco, condannato a 7 mesi di carcere (difeso dall’avvocato Bruno Cervone). Salvatore Picillo è stato condannato a 3 anni e 6 mesi. Per Francesco Tammaro (difeso dall’avvocato Marco Perfetto) il giudice ha stabilito una condanna di 6 anni e 4 mesi mentre per Biagio Tammaro 6 anni di reclusione. Infine per Salvatore Ippolito (difeso dall’avvocato Marco Maresca) è stata emessa una condanna di 5 anni e 4 mesi. Un ottavo membro della banda, Antonio Ciccarelli, difeso dall’avvocato d’ufficio, è stato rinviato a giudizio.

I malviventi erano stati arrestati il 18 maggio 2021 dopo aver svaligiato, il 3 novembre del 2020, la filiale milanese del Credit Agricole di piazza Ascoli, scappando attraverso le fognature con un bottino da un milione di euro. 

Rapina studiata nei minimi dettagli

Secondo le indagini della Squadra mobile milanese e dei pm, la banda del buco aveva realizzato una rapina “vecchio stile” dopo averla progettata a lungo: i rapinatori erano riusciti infatti a recuperare le mappe della estesissima rete fognaria del capoluogo lombardo (oltre 1.500 chilometri di condutture), grazie alle quali avevano individuato il punto esatto in cui scavare per sbucare all’interno della banca. Minacciato da uno dei malviventi con la pistola in pugno, il direttore non aveva potuto far altro che aprire il caveau delle cassette private.

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