Se la Russia dovesse chiudere i rubinetti del gas, l’Italia si ritroverebbe ad affrontare una terribile crisi energetica. Il presidente del consiglio Draghi, in un’informatica alla Camera tenutasi lo scorso 25 febbraio, ha proposto la riapertura delle centrali a carbone presenti in Italia. Nel nostro Paese sono sette quelle attualmente attive: cinque centrali a carbone sono gestite da Enel energia, una da A2A, che è il gruppo di produzione, distribuzione e vendita di energia elettrica con sede a Milano, e un’altra centrale a carbone appartenente al gruppo energetico ceco EPH.

Cosa succede in Italia se la Russia chiude i “rubinetti” del gas

Tuttavia, il ritorno all’utilizzo del carbone segnerebbe un passo indietro e rappresenterebbe un ostacolo alla transizione ecologica. Rispetto agli Paesi europei, come la Francia e l’Olanda, l’Italia non si è mai resa autonoma: gran parte del gas di cui il Paese necessita è importante dalla Russia (43,3%) e il resto da Algeria, Libia, Qatar e Norvegia. L’Italia da sola produce invece meno del 10%. 

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Ma cosa succederebbe se la Russia dovesse decidere, come contromisura alle sanzioni europee, di bloccare le forniture di gas in Italia?  Secondo uno studio della Fondazione Eni-Enrico Mattei, c’è il rischio di un razionamento, cioè dei “distacchi programmati” che si tradurrebbero in black out della corrente elettrica oppure in tagli alle erogazioni di gas per uso industriale o per uso civile. 

Intanto, il governo italiano sta lavorando ad un piano di uscita dalla dipendenza del gas russo prima che milioni di italiani si ritrovino da un momento all’altro senza gas. Il piano è ancora in fase di definizioni e in questi giorni si sta discutendo di come raddoppiare la capacità del Tap, ovvero il gasdotto che arriva in Puglia e trasporta il gas azero. Tra le ipotesi, c’è anche quella di aumentare le importazioni di gas liquefatto e contemporaneamente costruire nuovi rigassificatori nel Paese.

Il ruolo dell’Europa

La possibilità che la Russia possa chiudere i rubinetti del gas preoccupa non poco l’Ue. Ieri la Commissione europea ha presentato, a tal proposito, una serie di proposte contenute nella Comunicazione RePower Eu, che includono l’obbligo di riempire al 90% le riserve di gas entro il 1° ottobre di ogni anno. La proposta legislativa della Commissione arriverà ad aprile, ma gli Stati sono invitati ad “agire subito anche se il processo legislativo è in corso”.

Le proposte della Commissione europea prevedono anche la possibilità di regolamentare i prezzi e di tassare i profitti straordinari che i produttori di energia elettrica hanno realizzato grazie al rialzo dei costi di questi 6 mesi. La Commissione Ue ha poi definito quali sono le condizioni per le quali il prelievo fiscale può essere usato per ridurre l’onere delle bollette di luce e gas sui consumatori.

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