C’è un documento che inchioda l’Europa in merito alla diffusione repentina del virus. Tre giorni prima del “caso Codogno” in Italia, gli esperti dell’Ecdc avrebbero minimizzato i rischi del Coronavirus.

Coronavirus, così l’Europa sottovalutò il rischio pandemia

“Il documento è alquanto sconcertante – scrive il quotidiano -. Letto 3 mesi e migliaia di morti dopo diventa chiaro che nessuno dei presenti vede cosa sta per succedere”. Il giornale spagnolo racconta quanto accaduto il 18 febbraio a Solna, in Svezia, dove si svolgeva il vertice dell’organismo europeo con l’Italia rappresentata da Silvia Declich dell’Istituto superiore di Sanità.

Nonostante i 45 casi già diagnosticati in Europa, tra cui i due cinesi segnalati e curati allo Spallanzani di Roma, e un morto in Francia il tema coronavirus è trattato marginalmente nel report. Solo 20 punti dei 130 del documento conclusivo riguardano il virus.

Rischio “basso” per la popolazione

Gli esperti Ecdc (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) studiano questi casi, li approfondiscono, ma sottolineano che le infezioni locali “sembrano essere lievi”, oltre che pochi. L’organismo perciò classifica il rischio per la popolazione come “basso” e il rischio per il sistema sanitario come “basso o moderato”.

“Considerano basso il rischio per la popolazione europea e non ci sono pressocché avvertimenti sulla pericolosità del virus, la necessità di provare a vedere se è già in Europa, di procurarsi i mezzi per affrontarlo, di progettare misure”, scrive El País.

Austria e Slovacchia

Intanto, i rappresentanti di Paesi come Austria e Slovacchia mettono in guardia dal rischio di “terrorizzare la popolazione”, mentre il delegato spagnolo invita a non “stigmatizzare” chi si sottopone a tamponi.

Solo l’esponente tedesco esprime dubbi sulla strategia di contenimento seguita fino ad allora: “Non ha funzionato perché le malattie non rispettano i confini”.  L’italiana Declich si chiede “se gli asintomatici possano trasmettere la malattia e se vadano messi in quarantena”, ma non si decide nulla in merito.

Dispositivi di protezione

Durante il vertice si parla anche della carenza di dispositivi di protezione, ma senza proporre soluzioni concrete. Alla  fine si decide il criterio che i pazienti da sottoporre al tampone devono essere stati di recente a Wuhan. I criteri verranno cambiati  solamente il 25 febbraio,  esattamente quattro giorni dopo le prime due morti in Italia.

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