peppe a tigre arrestato figlio gianfranco

Avrebbero tentato di uccidere un 17enne di Capodrise al termine di una rissa. A finire in manette Peppe ‘a Tigre, storico parcheggiatore di piazza Pitesti, a Caserta, al secolo Giuseppe Rinaldi, e il figlio 19enne, Gianfranco. Le ordinanze sono state eseguite il giorno del suo 45esimo compleanno.

Così come spiega Edizione Caserta, padre e figlio sono accusati di del tentato omicidio di Fabio B., 17enne capodrisano, figlio di una nota famiglia di commercianti e speronato al termine di un inseguimento folle culminata in via Retella a Capodrise e partita da piazza Dante a Caserta. A incastrare i due i filmati delle telecamere di sorveglianza sistemate nei pressi dell’area dell’incidente.

Secondo quanto ricostruito dalla Procura, le indagini sono emerse a seguito di un incidente anomalo che ha ridotto il 17enne in coma farmacologico. Risvegliatosi dal coma, il ragazzo ha riferito ai congiunti prima ed ai militari dell’Arma poi, che la dinamica del sinistro stradale che lo aveva visto coinvolto era tutt’altro che accidentale, essendo riconducibile ad un’azione dolosa dei due Rinaldi, con i quali poco prima aveva avuto una lite  nella serata tra il 20 ed il 21 ottobre 2018.

Il giovane ha raccontato di essersi trovato insieme ad alcuni suoi amici per trascorrere la serata in Piazza Dante del Comune di Caserta, luogo solitamente molto affollato e ritrovo dei giovani casertani. Mentre stava consumando una bevanda in un bar, la sua attenzione fu attirata da una rissa innescatasi poco distante da lui, durante la quale uno dei suoi amici era stato ferito con un pugno al volto da uno degli indagati. Il giovane, prendendo le sue difese, si scagliò contro l’aggressore del suo amico colpendolo al capo con una bottiglia.

Accortosi tuttavia di essere in minoranza, il 17enne si diede successivamente alla fuga a bordo del suo motociclo per timore di subire una vendetta. Il ragazzo però non riuscì a liberarsi dei due: fu infatti inseguito a folle velocità da padre e figlio che più volte gli intimarono di fermarsi per “fare i conti”. Infine fu speronato e fatto rovinare sull’asfalto. I Rinandi lo lasciarono riverso a terra in gravi condizioni, senza prestargli soccorso. Decisive sono state le immagini di videosorveglianza, che hanno permesso di incastrare i due.

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