Campi Flegrei Napoli

Un reportage della televisione svizzera in lingua italiana, RSI, rivela che in caso di eruzione dei Campi Flegrei, Napoli potrebbe essere sepolta sotto 30 metri di cenere. Una prospettiva diversa da quella elaborata dalla Protezione Civile, la quale ipotizza eruzioni di entità media.

Campi Flegrei, la tv svizzera: “Napoli sarà sepolta sotto 30 metri di cenere”. Ingv: “Nessun fondamento scientifico”

Gli esperti intervistati nel documentario sottolineano che le conseguenze sarebbero catastrofiche e potrebbero coinvolgere anche altre città europee. Il documentario, intitolato “Napoli, il supervulcano che minaccia l’Europa”, è disponibile anche su YouTube. Le ricostruzioni animate mostrano piazza del Plebiscito sommersa dalle nubi ardenti, la Chiesa di San Francesco da Paola distrutta con fiamme che fuoriescono dalle finestre, e le due statue equestri abbattute. Napoli appare completamente sepolta da una spessa coltre di cenere, con solo la collina di San Martino risparmiata sullo sfondo.

“Documentario ignora dati scientifici”

A spegnere l’allarme ci hanno pensato Carlo Doglioni, presidente dell’inge, Francesca Bianco, direttrice del Dipartimento Vulcani e il direttore dell’Osservatorio Vesuviano Mauro A.Di Vito che in una nota fanno sapere che “la caldera è monitorata da un sistema di monitoraggio multiparametrico continuo. Tutti i dati forniti da tale sistema, al momento, non mostrano evidenze dell’imminenza di una eruzione vulcanica, tantomeno di grandi proporzioni”.

“Risulta pertanto dissonante quanto si può osservare in alcuni articoli di stampa che rilanciano un documentario della Tv svizzera sui catastrofici effetti di una futura eruzione ai Campi Flegrei – si legge ancora nella nota congiunta -. Si tratta di un’informazione non basata su dati, e che ignora completamente tutte le importanti attività scientifiche e di pianificazione che hanno visto, e ancora vedono, scienziati e Protezione Civile lavorare fianco a fianco per gestire al meglio delle conoscenze la pericolosità vulcanica ed il relativo rischio di una delle aree più antropizzate al mondo”.

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