«Apri gli occhi con tua sorella perché ha dei video sporchi con dei ragazzi, io sono un tuo amico». È stato un messaggio anonimo, inviato via Instagram al fratello di una delle due cuginette vittime di abusi, a scoperchiare il vaso degli orrori che da mesi si perpetravano a Caivano. Dopo aver ricevuto questo avvertimento, il ragazzo ha lanciato l’allarme e i genitori delle due cuginette (di soli 10 e 12 anni) ne hanno chiesto conto  alle figlie.  Le bambine hanno quindi iniziato a raccontare una parte di quelli che sarebbero stati “innumerevoli” abusi di natura sessuale subiti. 

Non solo. Hanno parlato di minacce, calci, pugni per il loro silenzio. Queste dichiarazioni si trasformate la sera stessa in una denuncia. Una delle bambine insieme ai genitori si è recata alla caserma dei carabinieri di Caivano e qui è stata ascoltata da un maresciallo donna specializzata in questo tipo di reati. Da lì è partita l’informativa alle procure e poi l’inchiesta che ha portato, nella giornata di oggi, a sette ordinanze di custodia cautelare a carico di altrettanti minori (sei in cella e uno in comunità), più due ordini di arresto per due maggiorenni.

Il branco, composto ragazzi nati fra il 2004 e il 2009, avrebbe sottoposto le due piccole a diversi stupri in soli due mesi e in tre luoghi diversi: prima la villa comunale di Caivano, poi nel campo sportivo abbandonato “Faraone” e nell’ex isola ecologica di via Necropoli. Tutti luoghi sottoposti ora a sequestro. Nessun episodio di stupro è stato invece accertato nell’ex centro Delphinia come erroneamente creduto fino ad ora. Una delle bambine ha anche dichiarato che di fronte alle violenze subite, c’era chi “rideva e filmava”. Ben 5 i video individuati sui dispositivi sequestrati, due hanno contenuti identici, uno è stato registrato durante una videochiamata.

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