È crollato in lacrime davanti ai carabinieri, al pubblico ministero della Procura per i minorenni e al suo difensore. Il 15enne che ha confessato l’accoltellamento di Bruno Petrone, giovane calciatore ferito gravemente in via Bisignano, nel quartiere Chiaia, ha mostrato un volto molto diverso da quello della notte dell’aggressione: non feroce, ma impaurito, segnato dalla consapevolezza della gravità del gesto.
La confessione nella caserma Pastrengo
La confessione è arrivata nella saletta della caserma Pastrengo, dove il minorenne si è presentato visibilmente provato. Secondo quanto emerso, il ragazzo avrebbe ammesso di aver colpito Bruno Petrone con un coltello, scoppiando in un pianto incontenibile durante l’interrogatorio. Un momento carico di tensione, che segna una svolta nelle indagini sull’aggressione avvenuta tra il 26 e il 27 dicembre.
La notte degli interrogatori: cinque giovanissimi coinvolti
Con la deposizione del 15enne si è aperta una lunga notte di interrogatori per cinque giovanissimi, tutti costituitisi spontaneamente dopo il raid. Quattro si trovano in stato di fermo. Uno è stato denunciato a piede libero. Per tutti l’ipotesi di reato è concorso in tentato omicidio, nel pieno rispetto del principio di presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva.
Il movente: un litigio e la “missione punitiva”
Dalle prime ricostruzioni investigative emerge un movente ritenuto futile. L’aggressione sarebbe maturata dopo un litigio avvenuto circa una settimana prima nella zona dei baretti di Chiaia. Un incontro casuale tra i ragazzi avrebbe fatto scattare la reazione del 15enne, che – secondo gli inquirenti – avrebbe perso il controllo, colpendo il giovane calciatore con un coltello.
Gli investigatori parlano di una vera e propria “missione punitiva”, nata da rancori e tensioni mai sopite. «Mi dispiace, non volevo uccidere Bruno». È quanto avrebbe dichiarato il ragazzo, identificato come M.A., davanti ai magistrati della Procura per i minorenni di Napoli, guidata da Patrizia Imperato.
Difeso dagli avvocati Vincenzo Maiello ed Emanuele Raimondo, il 15enne ha sostenuto di essersi procurato il coltello per difesa, temendo di essere aggredito. L’arma è stata successivamente ritrovata, ancora insanguinata, in una caditoia a breve distanza dal luogo dell’accoltellamento.
Il gruppo e le indagini: decisivi i video
Al momento dell’aggressione, la violenza avrebbe coinvolto anche gli altri ragazzi, tutti 17enni. Tre restano in stato di fermo in attesa dell’udienza di convalida ai Colli Aminei. Per un quarto la posizione è ritenuta più marginale I carabinieri della compagnia Centro, coordinati dal maggiore Giordano Tognoni, hanno identificato il gruppo grazie alle telecamere di videosorveglianza della zona. Tutti i giovani risultano incensurati e provenienti da famiglie estranee a contesti criminali.
Bruno Petrone: migliorano le condizioni dopo l’intervento
Intanto arrivano segnali di cauto ottimismo sulle condizioni di Bruno Petrone, ricoverato all’ospedale San Paolo di Napoli. Il giovane atleta è stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico durante il quale gli è stata asportata la milza. La prognosi resta riservata, ma i medici parlano di lenti miglioramenti. Accanto a lui non mancano i genitori e i compagni dell’Unione Sportiva Angri. Alla notizia della vittoria del Napoli contro la Cremonese, Bruno avrebbe trovato la forza di sussurrare: «Che bello, sono contento».








