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Napoli, continua la protesta Pro-Pal: dopo il Genovesi viene occupato anche il liceo Vico

Dopo il liceo Genovesi, anche il liceo Vico di Napoli è stato occupato dagli studenti per protesta sulla situazione a Gaza dopo un’analoga protesta organizzata al Genovesi di Napoli.

Napoli, continua la protesta Pro-Pal: dopo il Genovesi viene occupato anche il liceo Vico

 

“Oggi – si legge nel comunicato diffuso per spiegare l’occupazione – noi studenti e studentesse abbiamo scelto con consapevolezza e lucidità di occupare la nostra scuola, inserendoci all’interno di un movimento di lotta e mobilitazione che sta interessando non soltanto l’ambiente scolastico ma bensì ogni ambito di una società che si ribella con il fine ultimo di spezzare il silenzio che per troppo tempo ha legittimato la complicità del nostro governo rispetto al massacro palestinese. Oggi siamo di nuovo qui, con la stessa determinazione di due anni fa, perché non possiamo, e non vogliamo, essere spettatori dei crimini di guerra commessi dallo Stato israeliano. La rabbia da sola non basta più. Ora serve azione. Gesti concreti, forti e soprattutto collettivi”.

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Gli studenti spiegano che “questa occupazione non vuole essere una manifestazione di dissenso rivolta all’istituzione scolastica ma rappresenta, piuttosto, un atto di disobbedienza civile volto a manifestare pubblicamente e con forza la nostra assoluta indignazione nei confronti della posizione assunta dal nostro Stato riguardo il genocidio in corso. L’intento degli occupanti, inoltre, non è in alcun modo quello di trasformare la scuola semplicemente in un luogo di svago, al contrario, l’obiettivo è quello di costruire all’interno della scuola stessa uno spazio di riflessione critica e di discussione nonché un polo d’informazione. Vi avevamo avvertito: se la flottilla fosse stata bloccata, avremmo bloccato tutto. E allora lo stiamo facendo”.

Gli studenti concludono il comunicato spiegando che “La Flottila è stata fermata in mare, noi siamo l’equipaggio di terra. La neutralità, in questo momento storico, equivale a complicità. Non taciamo, non rinunciamo allo Stato di Palestina. Se le istituzioni non vogliono prendere posizione, si troveranno allora costrette a fare i conti con chi non è più disposto ad essere complice. Non è più una questione solo politica, ma di coscienza e noi abbiamo deciso da che parte stare e non ci fermeremo”.

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