L’Astaldi si è ritirata dalla procedura ed in gara per costruire l’impianto di Giugliano per ora c’è solo la A2A. Lo stesso Carotenuto, commissario per l’impianto, ha confermato la notizia e ribadito che l’inceneritore va utilizzato dopo che le balle siano stata riaperte e differenziato tutto il possibile. Per l’ingegnere la soluzione migliore sarebbe sempre quella della torcia al plasma: pare però che non ci siano fondi per realizzare un impianto del genere. Il tema è sempre lo stesso chi ci mette i soldi: il piano della regione prevede un progetto di finanzia: insomma il privato lo costruisce e poi si prende i soldi dell’energia che vende, energia strapagata grazie agli incentivi statali, i famosi CIP6 (leggi approfondimento). Intanto ancora non è chiaro cosa risponderà il tavolo tecnico del ministro Orlando che doveva far sapere le sue conclusioni già da alcune settimane. Sulla questione c’è la scure dell’unione europea che da un lato sconsiglia gli inceneritori per il futuro ma dall’altro chiede che venga fatto partire un ciclo integrato. Ciclo che sino ad oggi in Campania non è mai partito.

APPROFONDIMENTO COSA SONO I CIP6
Per quanto riguarda gli incentivi CIP 6 (circolare n° 6/1992 del Comitato Interministeriale Prezzi), chi gestisce l’inceneritore – per otto anni dalla sua costruzione – può vendere al GSE (la società cui è affidato il compito di assicurare la fornitura di energia elettrica italiana) la propria produzione elettrica a un costo circa triplo rispetto a quanto può fare chi produce elettricità usando metano, petrolio o carbone. L’importo di questo incentivo è aggiornato trimestralmente e, se nel 3º trimestre 2007 era di circa 54 €/MWh, per il 4º trimestre è cresciuto a 62,60 €/MWh. Per il 3º trimestre 2008 l’importo è salito a 68,77 €/MWh. I costi di tali incentivi ricadono sulle bollette degli utenti, che comprendono una tassa per il sostegno delle fonti rinnovabili. Ad esempio nel 2004 il Gestore Servizi Elettrici ha ritirato 56,7 TWh complessivi di elettricità da fonti “rinnovabili”, di cui il 76,5% proveniente da termovalorizzatori e altri fonti assimilate (fra cui il gas dai residui di raffineria), spendendo per questi circa 2,4 miliardi di euro; per il già citato inceneritore di Brescia, la società di gestione (ASM SpA, oggi A2A SpA) ha ricevuto contributi CIP 6 per circa 71 milioni di euro nel 2006 e 78 milioni nel 2007.

A titolo di confronto, nel 2006 a seguito dell’introduzione degli incentivi in conto energia per il fotovoltaico sono stati stanziati solamente 4,5 milioni di euro per 300 MW di potenza.

Sempre il CIP 6 prevede inoltre che gli impianti incentivati godano di un innalzamento della tariffa riconosciuta dal GSE per compensare eventuali spese aggiuntive per l’attuazione del protocollo di Kyoto, annullando così del tutto i benefici della riduzione delle quote gratuite di emissione da 28 a 3,5 Mt/a di CO2 prevista dal Piano nazionale di assegnazione delle emissioni (Pna) 2008-2012, attualmente in fase di approvazione, e rischiando perciò di comprometterne l’intero impianto, giacché gli impianti CIP 6 sono il settore su cui si concentra la gran parte delle riduzioni.

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