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Sta lentamente prendendo forma il programma di Governo di Mario Draghi. Il nuovo premier ha l’idee chiare sulle misure da adottare per rilanciare la ripresa economica e sociale dell’Italia. Non ci sarà un aumento delle tasse.

Draghi, il programma di Governo: nessuna patrimoniale

I detrattori dell’ex capo della BCE avevano indicato nella patrimoniale il nuovo spauracchio da esorcizzare. E invece l’imposta una tantum che colpisce la ricchezza individuale del cittadino non dovrebbe arrivare. Il presidente incaricato non vuole puntare su un aumento del carico fiscale per riequilibrare i conti dello Stato. Ma ci sarà di sicuro un intervento sulla progressività del sistema tributario, con una rimodulazione delle aliquote a vantaggio del lavoro dipendente.

E proprio il lavoro sarà uno degli obiettivi di Mario Draghi. Il premier punta a ridurre il cuneo fiscale ed alleggerire il carico di imposte sul lavoro così come chiede l’Unione Europea, ancora di più in un momento storico segnato dall’aumento della disoccupazione e dalla crisi economica. A beneficiare della riduzione delle tasse saranno soprattutto i lavoratori con reddito annuale non superiore a 40mila euro. Per favorire la ripresa delle assunzioni, il futuro Governo dovrebbe introdurre delle forme di incentivazione alle assunzioni.

Lotta all’evasione fiscale

Un altro nodo da sciogliere sarà la lotta l’evasione fiscale. Draghi considera l’evasione una delle distorsioni peggiori della concorrenza a vantaggio di alcune imprese. Il costo economico dell’evasione è stimato ogni anno in 70/80 miliardi di euro. Risorse che, se recuperate almeno in parte, potrebbero servire a finanziare i settori dell’economica in crisi oppure a sostenere le fasce di popolazione in difficoltà. Ma tutte le misure di contrasione all’evasione sono ritenute di solito impopolari. Per questo il premier incaricato vuole collegarle a misure di riduzione generale del prelievo fiscale. Tradotto: ridistribuire la ricchezza ed eliminare le ingiustizie.

Reddito di cittadinanza

In molti in queste settimane si sono chiesti quali siano le intenzioni di Mario Draghi sul reddito di cittadinanza. Secondo le indiscrezioni raccolte nell’entourage del premier incaricato, il sussidio a sostegno dei meno abbienti può essere “migliorato e rafforzato”. Nessuna sorpresa, Draghi non è mai stato contrario a sussidi per i meno abbienti. Sul Financial Times un anno fa aveva parlato della necessità di “fornire un reddito di base a chi perde il lavoro”.

Bisognerà capire chi sarà il prossimo Ministro del Lavoro, il quale dovrà decidere in merito alla politica attiva collegata al Reddito di Cittadinanza. Per adesso tra i nomi più papabili ci sono Tito Boeri ed Enrico Giovannini (che Ministro del Lavoro lo è già stato) ed entrambi in diverse interviste hanno sottolineato l’importanza di investire in questo aspetto. Non ci sarebbe dunque alcun elemento oggi per pensare che il premier incaricato metta il reddito di cittadinanza in discussione.

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