coronavirus

Coronavirus e natura, quanto c’è di vero? Secondo il WWF, la causa della diffusione di un virus dipende anche dal modo in cui l’umanità interagisce con la natura, non solo dall’applicazione delle misure sanitarie indicate dalle autorità.

Sabato il WWF ha pubblicato un rapporto sul coronavirus (SARS-CoV-2) e la sua origine. Ci si potrebbe chiedere perché una notissima organizzazione dedicata alla difesa degli animali si occupi di un virus diffuso tra le persone.

Le notizie di queste settimane hanno reso familiari parole come “spillover” e “zoonosi”: la COVID-19 è una zoonosi, cioè una malattia infettiva che a un certo punto si è trasmessa da una specie animale alle persone; lo spillover è il “salto di specie” fatto dal virus che la causa, il SARS-CoV-2.

È per questo che al WWF interessa ciò che sta accadendo nel mondo. Ritiene che dovrebbe farci capire, una volta di più, che «dalla salute del pianeta dipende la nostra».

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Cosa sappiamo sull’origine del SARS-CoV-2

Di coronavirus ce ne sono molti. Anche alcuni dei virus che provocano il raffreddore lo sono. Sono diffusi in molte specie animali non umane, con cui spesso convivono in equilibrio. La ragione per cui la diffusione del SARS-CoV-2 si è trasformata in una crisi internazionale è che si tratta di un virus nuovo per le persone, per cui nessuno aveva difese immunitarie e per cui non esistono né una cura specifica né un vaccino.

Coronavirus, come è avvenuta la diffusione del virus

Una delle ipotesi fatte dagli scienziati al lavoro per ricostruire l’origine della diffusione del SARS-CoV-2 è che lo spillover fosse avvenuto in un mercato di carne e animali vivi della città cinese di Wuhan, a dicembre 2019. In quel mercato, come in molti altri mercati della Cina e di altri paesi del sud-est asiatico, è consuetudine vendere animali selvatici vivi e macellarli sul momento. Questa pratica espone chi lavora o frequenta i mercati al rischio di essere infettato da virus che normalmente vivono in equilibrio con alcune specie animali, ma che mutando possono trasmettersi ad altre specie, tra cui gli esseri umani.

L’indagine degli scienziati sull’origine del nuovo coronavirus è in corso e non è ancora possibile dire con certezza da quale specie provenga. I pipistrelli sono gli animali da cui più di frequente avviene lo spillover. Si ipotizza, quindi, che anche il nuovo coronavirus possa provenire da questi animali. La specie sarebbe quella dei Rhinolophus, per via della somiglianza tra il materiale genetico dei coronavirus da cui sono affetti e quello del SARS-CoV-2.

È possibile, inoltre, che tra i pipistrelli e gli esseri umani ci sia stato un passaggio intermedio del coronavirus, forse tramite i pangolini, le cui scaglie vengono usate nella medicina tradizionale cinese nonostante il loro commercio sia illegale. Ma sono tutte ipotesi ancora da verificare: non siamo neanche sicuri al cento per cento che il virus provenga da quel mercato di Wuhan.

Coronavirus e biodiversità, il rapporto di WWF

La distruzione di habitat e di biodiversità provocata dall’uomo rompe gli equilibri ecologici in grado di contrastare i microrganismi responsabili di alcune malattie e crea condizioni favorevoli alla loro diffusione. In aggiunta, la realizzazione di habitat artificiali o di ambienti poveri di natura e con un’alta densità umana possono ulteriormente facilitare la diffusione di patogeni. Le periferie degradate e senza verde di tante metropoli tropicali, ad esempio, sono la culla perfetta per malattie pericolose.  

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