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Alda Merini è una delle poetesse italiane più amate del ‘900. Quali sono le sue poesie più famose? E le frasi? La sua vita tormentata? Qual è la malattia che l’ha costretta per anni in un centro di igiene mentale? Chi sono i suoi figli? Vediamo nel dettaglio la biografia dell’artista.

Alda Merini, vita e infanzia

E’ Milano a dare i natali ad Alda Giuseppina Angela Merini il 21 marzo 1931. La sua casa sorgeva in viale Papiniano. Il padre, Nemo Merini, originario di Brunate, è impiegato assicurativo presso le assicurazioni “Vecchia Mutua Grandine ed Eguaglianza”, precisamente nella società affiliata denominata “Il Duomo”. la madre, invece, Emilia Painelli, è casalinga. Alda è secondogenita di tre figli, tra Anna, nata il 26 novembre 1926, ed Ezio, nato il 23 gennaio 1943.

Non sappiamo molto della sua infanzia, a parte quanto rivelato da lei nelle brevi note autobiografiche che appaiono nella seconda edizione dell’Antologia di Giacinto Spagnoletti.  “Ragazza sensibile e dal carattere malinconico, piuttosto isolata e poco compresa dai suoi genitori – si legge nel libro – molto brava alle scuole elementari perché lo studio fu sempre una mia parte vitale”. Alda Merini soffre molto delle differenze caratteriali dei genitori, che peseranno anche sulla sua malattia. Alda vive infatti tra un padre colto, affettuoso, dolce ed attento, e una madre severa, pragmatica, distante ed altera, che tenta invano di proibirle di leggere i libri della biblioteca paterna.

Alda Merini, gli esordi

Gli esordi risalgono a quando la poetessa aveva appena 15 anni. Attraverso una sua insegnante delle medie fu presentata ad Angelo Romanò che, apprezzandone le doti letterarie, la mise in contatto con Giacinto Spagnoletti, il quale divenne la sua guida, valorizzandone il talento. Quindicenne, torna a casa con una recensione di una sua poesia scritta da Spagnoletti; emozionatissima la mostra all’amato padre, che però la prende e straccia in mille pezzi dicendo alla figlia “Ascoltami, cara, la poesia non dà il pane”.

La malattia: soffre di disturbo bipolare

Forse anche per l’educazione rigida della mamma, Alda Merini soffre di disturbo bipolare. Alterna stati di euforia a stati di depressione, Nel 1947, viene internata per un mese nella clinica Villa Turro a Milano, dove le viene diagnosticata la malattia. Quando ne esce alcuni amici le sono vicini e Giorgio Manganelli, conosciuto a casa di Spagnoletti insieme a Luciano Erba e David Maria Turoldo, la indirizza dagli psicoanalisti Fornari e Musatti. Giacinto Spagnoletti sarà il primo a pubblicarla nel 1950, nell’Antologia della poesia italiana contemporanea 1909-1949, con le liriche “Il gobbo”. Si consacra in questa fase sulla scena poetica italiana, accanto ai mostri sacri come Eugenio Montale, Giuseppe Ungaretti e Salvatore Quasimodo.

Le figlie di Alda Merini

Nasce in quello stesso anno, poco tempo dopo l’improvvisa morte per infarto del padre, la prima figlia, Emanuela. Al suo pediatra, Pietro De Pascale, dedicherà la raccolta di versi Tu sei Pietro, pubblicata nel 1962 dall’editore Scheiwiller. Nel ’57 nasce la secondogenita Flavia. Dopo la pubblicazione di Tu sei Pietro inizia per lei un difficile periodo di silenzio e di isolamento, dovuto all’internamento nell’Ospedale Psichiatrico “Paolo Pini”, che va dal 1964 fino al ’72, con alcuni ritorni in famiglia, durante i quali nascono altre due figlie, Barbara e Simona, che saranno affidate ad altre famiglie. Si alterneranno in seguito periodi di salute e malattia, probabilmente dovuti al disturbo bipolare.

Poesie e frasi

Di seguito alcune frasi e alcune poesie che hanno reso celebre Alda Merini.

  • “Il suo sperma bevuto dalle mie labbra
    era la comunione con la terra.
    Bevevo con la mia magnifica
    esultanza
    guardando i suoi occhi neri
    che fuggivano come gazzelle.
    E mai coltre fu più calda e lontana
    e mai fu più feroce
    il piacere dentro la carne.
    Ci spezzavamo in due
    come il timone di una nave
    che si era aperta per un lungo viaggio.
    Avevamo con noi i viveri
    per molti anni ancora
    i baci e le speranze
    e non credevamo più in Dio
    perché eravamo felici.”

 

  • “E se diventi farfalla
    nessuno pensa più
    a ciò che è stato
    quando strisciavi per terra
    e non volevi le ali.”

 

  • “Devo liberarmi del tempo
    e vivere il presente giacché non esiste altro tempo
    che questo meraviglioso istante.”

 

  • “Appartenere a qualcuno significa entrare con la propria idea nell’idea di lui o di lei e farne un sospiro di felicità”.

 

  • “Ci si abbraccia per ritrovarsi interi.”

 

  • “Io la vita l’ho goduta perché mi piace anche l’inferno della vita e la vita è spesso un inferno. Per me la vita è stata bella perché l’ho pagata cara.”

 

  • “Ribaciami amore è
    solo ieri
    che mi hai sfiorato la lingua
    con il verbo del tuo violino,
    acino d’uva il tuo fallo
    che posi sul granbo migliore.

 

  • Rimani e ascolta
    l’ultimo respiro di vita
    che si libera dai miei capelli”

 

  • A tutte le donne
    Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso
    sei un granello di colpa
    anche agli occhi di Dio
    malgrado le tue sante guerre
    per l’emancipazione.
    Spaccarono la tua bellezza
    e rimane uno scheletro d’amore
    che però grida ancora vendetta
    e soltanto tu riesci
    ancora a piangere,
    poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
    poi ti volti e non sai ancora dire
    e taci meravigliata
    e allora diventi grande come la terra
    e innalzi il tuo canto d’amore.
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