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Chi è Giuseppe Ungaretti? Padre, della corrente dell’ermetismo, la sua poetica (riassunto in basso) ha influenzato l’intera produzione letteraria italiana del Novecento e parte di quella europea. Le sue poesie (Soldati, I Fiumi, Veglia) e i versi de “L’Allegria” sono tra i testi più studiati nelle classi degli istituti superiori e all’università.

Giuseppe Ungaretti, vita

Ungaretti nacque ad Alessandria d’Egitto nel 1888 da genitori italiani originari della provincia di Lucca (Toscana). Il padre Antonio era un operaio, impiegato allo scavo del Canale di Suez, che morì due anni dopo la nascita del futuro poeta a causa di un’idropisia, malattia contratta negli anni di estenuante lavoro. La madre, Maria Lunardini (1850-1926), mandò avanti la gestione di un forno di proprietà, con il quale riuscì a garantire gli studi al figlio, che si poté così iscrivere presso una delle più prestigiose scuole di Alessandria d’Egitto, la svizzera École Suisse Jacot.[ Alla figura materna dedicherà la poesia La madre, scritta nel 1930, a quattro anni dalla morte della donna.

L’amore per la poesia sorse in lui durante questo periodo scolastico, intensificandosi grazie alle amicizie che egli strinse nella città egiziana. Successivamente la sua passione per le lettere si rafforzò durante il suo soggiorno in Francia nel 1912 e 1913. Frequentò nella capitale francese per due anni le lezioni tenute dal filosofo Henri Bergson, dal filologo Joseph Bédiere da Fortunat Strowski, presso la Sorbona ed il Collège de France. Entrato in contatto con un ambiente artistico internazionale, conobbe Guillaume Apollinaire, con il quale strinse una solida amicizia, Giovanni Papini, Ardengo Soffici, Aldo Palazzeschi, Pablo Picasso, Giorgio de Chirico, Amedeo Modigliani e Georges Braque. Invitato da Papini, Soffici e Palazzeschi, iniziò ben presto a collaborare alla rivista Lacerba.

Nel 1915 partecipò come volontario alla Grande Guerra tra le file dell’esercito italiano. E’ in questi anni difficili, trascorsi in trincea, che concepisce molti dei suoi testi più famosi. Nella primavera del 1918, il reggimento al quale apparteneva Ungaretti si recò a combattere in Francia, nella zona di Champagne, con il II Corpo d’armata italiano del generale Alberico Albricci. Del luglio 1918 è Soldati, composta nel bosco di Courton Al suo rientro a Parigi, il 9 novembre del 1918, nel suo attico parigino, trovò il corpo dell’amico Apollinaire, stroncato dalla febbre spagnola.

Dopo la guerra si stabilì in Francia dove lavorò come corrispondente per il Popolo d’Italia e come collaboratore di diverse riviste letterarie. Nel 1920, il poeta conobbe e sposò Jeanne Dupoix, dalla quale avrà tre figli. Nel 1921 si trasferì in provincia di Roma, a Marino. Furono questi anche gli anni della maturazione dell’opera Sentimento del Tempo. Nel 1942 il poeta ritornò in Italia, dove venne nominato Accademico d’Italia e, “per chiara fama”, professore di letteratura moderna e contemporanea presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Morì nel 1970 per una broncopolmonite all’età di 82 anni.

Riassunto breve della poetica di Giuseppe Ungaretti: le tre fasi

Si possono distinguere tre fasi nella produzione letteraria di Ungaretti. Se volessimo fare un sunto, diremmo che la prima fase è quella propriamente ermetica. In questi anni la poesia è vista come strumento per cogliere l’essenza della vita di cui si avverte la caducità con un senso di angosciosa pena. Questa fase si distingue per lo sperimentalismo: vengono aboliti la rima e il verso tradizionale; la punteggiatura viene sostituita da spazi bianchi, pause,silenzi. Il lessico è quotidiano, comune; la sintassi è frammentata, spesso nominale.

Subentra poi una seconda fase, che va dal 1919 al 1935. E’ la fase de “Il Sentimento del tempo”, caratterizzata da un forte esistenzialismo, da una riscoperta dei classici greci e latini da una riscoperta fede religiosa che riconnette il poeta agli interrogativi più importanti della vita. Anche lo stile si evolve: il verso è più piano. Il poeta ricorre spesso anche alla metrica della tradizione rinnegando in parte la poetica delle origini.

Infine la terza fase, che va dal ’47 alla morte e che culmina nella raccolta “Il dolore”. Ungaretti sperimenta la perdita del figlio. Il verso diventa più intimista, frammentato. Prevalgono i temi della disperazione e dell’abbandono. Il tono diventa più malinconico e dimesso.

Ungaretti, il rapporto con l’ermetismo

Il poeta italo-egiziano viene considerato universalmente il più influente esponente dell’Ermetismo. La corrente si è affermata negli anni ’20 e postula un rifiuto generalizzato dei modelli tradizionali delle vecchie scuole di poesia a favore di testi più brevi, concisi, densi di richiami metaforici e analogie. Il movimento si affermò soprattutto in opposizione al movimento dei crepuscolari, che invece predicava un linguaggio più discorsivo e descrittivo.

Gli ermetici dunque, compreso Giuseppe Ungaretti, si pongono l’obiettivo di restituire al linguaggio poetico verginità e novità, riportandolo a una dimensione essenziale, scabra, adamantina, a volte ricca di significati e rimandi semantici oscuri. La parola poetica torna, così, ad essere lo specchio della realtà, divenendo per l’uomo strumento per percepire l’inesprimibile sostanza del mondo circostante, apparentemente privo di senso.  Gli ermetici rifiutano la visione ottimistica e fiduciosa del positivismo e le mitologie consolatorie del progresso, allineandosi, in tal senso, come le altre esperienze italiane ed europee del loro tempo. Il poeta, in definitiva, non ha più certezze da proporre nel suo canto ma solo un sentimento pessimistico di desolazione e di naufragio.

Poesie: soldati, I fiumi, Veglia (parafrasi e spiegazione)

Soldati

Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie

Questo breve componimento di Giuseppe Ungaretti si trova nella raccolta L’Allegria, più specificatamente nella parte dell’opera intitolata Girovago. Questa poesia è formata da un’unica similitudine, soldati/foglie; dal punto di vista metrico, la lirica presenta due settenari divisi in quattro versi e un enjambement tra il primo e il secondo verso.

Veglia

Un’intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d’amore

Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita

In “Veglia”, componimento breve, è concentrata in pochi versi l’intensità dell’allegria che l’essere umano prova nel momento in cui riesce a vincere la morte, uno dei sentimenti che ispira la poetica di Ungaretti. Il poeta avverte nella maniera più intensa possibile la presenza della morte nella vita; la sua reazione è quella di scrivere “lettere piene d’amore” e dare alla vita un valore ancora maggiore.

I Fiumi

Mi tengo a quest’albero mutilato
Abbandonato in questa dolina
Che ha il languore
Di un circo
Prima o dopo lo spettacolo
E guardo
Il passaggio quieto
Delle nuvole sulla luna

Stamani mi sono disteso
In un’urna d’acqua
E come una reliquia
Ho riposato

L’Isonzo scorrendo
Mi levigava
Come un suo sasso
Ho tirato su
Le mie quattro ossa
E me ne sono andato
Come un acrobata
Sull’acqua

Mi sono accoccolato
Vicino ai miei panni
Sudici di guerra
E come un beduino
Mi sono chinato a ricevere
Il sole

Questo è l’Isonzo
E qui meglio
Mi sono riconosciuto
Una docile fibra
Dell’universo

Il mio supplizio
È quando
Non mi credo
In armonia

Ma quelle occulte
Mani
Che m’intridono
Mi regalano
La rara
Felicità

Ho ripassato
Le epoche
Della mia vita

Questi sono
I miei fiumi

Questo è il Serchio
Al quale hanno attinto
Duemil’anni forse
Di gente mia campagnola
E mio padre e mia madre.

Questo è il Nilo
Che mi ha visto
Nascere e crescere
E ardere d’inconsapevolezza
Nelle distese pianure

Questa è la Senna
E in quel suo torbido
Mi sono rimescolato
E mi sono conosciuto

Questi sono i miei fiumi
Contati nell’Isonzo

Questa è la mia nostalgia
Che in ognuno
Mi traspare
Ora ch’è notte
Che la mia vita mi pare
Una corolla
Di tenebre

«Il primo tema è il recupero del passato attraverso la memoria e il secondo tema è il ristabilimento di un rapporto di armonia con il creato, che l’esperienza della guerra sembra aver infranto. Bagnandosi nelle acque dell’Isonzo, il poeta ha la sensazione di essere in piena sintonia con l’universo e con sé stesso. Ciò l’induce a ripensare a tutti i fiumi che ha conosciuto, simbolo delle diverse tappe della sua vita: il Serchio, legato alle vicende dei suoi avi, il Nilo, che lo ha visto crescere negli anni della fervida giovinezza egiziana, La Senna, che ha accompagnato la sua maturazione durante il periodo parigino» (Marzio Dardano I testi, le forme, la storia, Palombo editore pagina 789).

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