Nasce con due sedi a Napoli e ad Aversa l’associazione Centro Tutele Famiglie e Imprese per volere dei suoi soci fondatori, professionisti che quotidianamente affrontano le problematiche di deficit economico di famiglie e imprese sotto soglia non fallibili, imprenditori agricoli e imprese individuali.

Per affrontare e risolvere tali situazioni di Sovraindebitamento, spesso irreversibile, l’avv. Monica Mandico, presidente dell’associazione, ritiene che sia non più procrastinabile “sviluppare una consapevolezza antidebito”, perché il debito eccessivo e irrazionale è una “malattia” e perciò ha bisogno di cure appropriate; il debito temerario e il comportamento che si approfitta del bisogno del debitore sono un “cancro” perché divorano il reddito della famiglia e dell’impresa; il debito patologico è un “calvario” che può durare molti anni e forse tutta la vita.

Il debito irresponsabile “affama” la famiglia, distrugge l’armonia familiare, disgrega la convivenza; il debito sotto ricatto fa “svendere” le case e le persone restano senza un tetto; il debito con il miraggio del gioco d’azzardo fa “desiderare” il denaro altrui e porta tante volte a non restituire il prestito ricevuto perché non è facile onorare questo impegno; il debito come assillo angoscioso per la persona “allontana” da Dio, dai rapporti umani sinceri e tante volte la denuda della propria dignità perché l’assillo che crea genera divisione; il debito senza ritorno è meglio prevenirlo: apre la porta spesso a tristi conseguenze; da ciò nasce l’idea di mettere insieme delle professionalità in grado di aiutare i sovraindebitati ad uscire dalla crisi cronica ed a richiedere una partecipazione attiva delle famiglie alla formazione finanziaria.

È necessario perché le persone non siano costrette a fare debiti sotto l’assillo del bisogno, o a fantasticare sull’intervento della “Dea Bendata”, oggi offerta in commercio e che sta creando centinaia di migliaia di giocatori di azzardo patologico che spesso finiscono nella disperazione o a chiedere l’elemosina che è una condizione di vera povertà, anche se evangelicamente preziosa per chi la fa, ma umanamente umiliante per chi la cerca.

Il Segretario Generale dell’Associazione avv. Luigi Benigno sostiene che “in ogni grande crisi si presenta storicamente la necessità di provvedere al risanamento dei conti pubblici per fronteggiare la crisi fiscale dello Stato perché la Pubblica Amministrazione possa contrarre debiti a tassi più contenuti riducendo e se possibile annullando lo spread dei titoli di Stato; alla ristrutturazione e rilancio dei settori direttamente produttivi, cioè creatori di valore economico reale nell’industria, nell’artigianato, nell’agricoltura, nel commercio; al trattamento appropriato dell’esteso campo di sovraindebitamento delle famiglie.

Il terzo aspetto richiede di esser considerato nella duplice valenza: è un asse del sistema di sicurezza sociale; è una condizione necessaria per centrare i primi due obiettivi.
Il sovraindebitamento delle famiglie comporta – in Europa, dove esiste il riconoscimento dal secondo Novecento dei “diritti di sicurezza sociale” – aumenti enormi delle spese di welfare e parallelamente distruzione di forze produttive.
La dissipazione di capacità lavorative, unita all’abbassamento della capacità media delle forze di lavoro impiegate, comporta il ristagno della domanda di beni e di servizi che invece agiscono da moltiplicatore positivo del business cycle.
Quanto influisce lo stato di sovraindebitamento sull’ulteriore incremento del deficit pubblico?
Nel leggere il dato recente sull’aumento della spesa sanitaria, c’è da chiedersi quale peso può avervi apportato la diminuzione delle capacità di auto assistenza delle famiglie.

E che dire dell’incidenza delle patologie correlate alla crisi? Si pensi, ad esempio, all’aumento del ricorso alla degenza ospedaliera degli anziani non autosufficienti e dei malati cronici: non assistiti a casa per la riduzione del reddito famigliare contemporaneo ai tagli all’assistenza decentrata, che rende sempre più arduo poter accedere alle prestazioni domiciliari.
Anche l’incidentalità legata alle condizioni di lavoro può risultare correlata alla condizione di disagio per la spirale di debito irrisolvibile.
L’avv. Mandico sostiene che le dipendenze cronicizzate (da stupefacenti, da alcol, da gioco d’azzardo) aggiungono una stabilizzazione patologica alla famiglia in deficit di bilancio economico.

“Trattare ed affrontare il sovraindebitamento delle famiglie è dunque motivo tanto per assolvere a un dovere costituzionale di solidarietà sociale, quanto per contribuire alla fuoriuscita dalla nuova Grande Crisi”.
La legge n. 3 del 2012 codifica una formale, e perciò arida e riduttiva definizione sebbene parzialmente rimodulata dal nuovo codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza. Il sovraindebitamento è il “perdurante squilibrio tra le obbligazioni assunte dal debitore ed il suo patrimonio prontamente liquidabile per farvi fronte, che determina la rilevante difficoltà di adempiere le proprie obbligazioni”; ovvero la “definitiva incapacità ad adempierle regolarmente”.

Dietro le formulazioni astratte che operano, come sempre, il distanziamento semantico, la “crisi da sovraindebitamento” dei soggetti che la legge considera “non fallibili” è concretamente una condizione drammatica che ha il suo centro di acuto disagio nella famiglia, anche laddove la situazione di perdurante squilibrio tra le entrate correnti e le uscite correnti sia incentrata su un’attività economica e non esclusivamente sulle scelte compiute dal “soggetto consumatore”. Se si intende utilizzare dunque, con l’atteso giovamento, le chance contenute nella legge 3 del 2012, occorre un approccio attivo e multidisciplinare, e non meramente “proceduralista”.

L’associazione, a tal fine, ha programmato interventi finalizzati anche al sostegno psicologico attraverso psicologi e psicoterapeuti che contribuiscono a rimediare ai danni psichici arrecati dalla condizione di sovraindebitamento.
La crisi da sovraindebitamento trova una speranza di essere risolta, con le minori sofferenze famigliari e sociali possibili, se e in quanto si dispieghi un sostegno diversificato e personalizzato per ricomporre la condizione cronicizzata (il debito) e per far conseguire alla famiglia e alla “microimpresa” non fallibile un nuovo equilibrio e una nuova capacità di affrontare con competenza la gestione del budget.
Il sovraindebitamento, che è dunque un problema complesso “non semplificabile”, va affrontato con un intervento razionale e coordinato sull’intero sistema, sia esso costituito tanto da una famiglia quanto da una impresa che non può accedere alle procedure concorsuali del fallimento.
Si tratta, in sintesi, di saper utilizzare leve e modalità diverse e adattate alle diverse situazioni.

In tal senso le “composizioni” del debito e altri interventi di aiuto potranno risultare efficaci se operano per il ripristino di una vita sufficientemente serena, progettualmente attiva, per pervenire a ritrovare una condizione di autonomia economica, sventando il pericolo del precipitare in uno stato di soggetto destinatario di mera assistenza (peraltro difficilmente sostenibile nel nostro welfare).
Allora, se ci si propone un obiettivo di affrancamento, occorre una concettualizzazione dinamica e più fattuale, per comprendere almeno i profili umani e sociali di una condizione.

Condividono questi obiettivi circa cento professionisti tra avvocati, commercialisti, consulenti tecnici e psicologi che hanno costituito una task force multidisciplinare in grado di assistere con efficacia le famiglie e le imprese sovraindebitate, ormai escluse dal sistema creditizio, aiutandoli ad ottenere una seconda chance. Tra i prossimi obiettivi ci sono in cantiere protocolli d’intesa con fondazioni antiusura e gestori di fondi etici al fine di intervenire per salvare dalle vendite all’asta le tante abitazioni di famiglie cadute nella spirale del debito irreversibile ma che collaborino e meritino il supporto economico imprimendo una spinta con la loro collaborazione attiva. Stiamo valutando l’apertura di sedi locali in diverse regioni e siamo da tempo operativi in diverse regioni italiane attraverso professionisti vicini all’associazione.

Chiunque abbia necessità di esporre la propria situazione di difficoltà economica potrà collegarsi al sito www.difesaconsumatorieimprese.it e chiamare ad uno dei numeri di telefono ivi indicati oppure può inviare un’email. Il front office provvederà al contatto ed alla presa in carico del sovraindebitato. Da questo momento l’associazione accompagnerà per mano la famiglia e l’impresa sovraindebitata fino ad ottenere una seconda possibilità. “Chiamate con fiducia, anche se siete in tanti, troveremo il tempo per tutti” così Il Presidente Avv. Monica Mandico.

continua a leggere su Teleclubitalia.it
resta sempre aggiornato con il nostro canale WhatsApp