È partita questa mattina la gara di solidarietà a Napoli, in piazza Plebiscito, per aiutare Alessandro Maria, il bimbo di un anno e mezzo affetto da una rara malattia: la linfoistiocitosi emofagocitica, comunemente conosciuta con il nome Hlh, una patologia che colpisce lo 0,002 per cento dei bambini.

Un flusso di persone si è mobilitato per sottoporsi a un tampone salivare, con la speranza di trovare un potenziale donatore per il bimbo, al quale rimangono sole 5 settimane di vita.

Stamane due associazioni, la Admo e la A.I.L.E onlus, sono scese in campo, distribuendo agli stand i moduli da compilare e assistenza ai presenti. Con l’aiuto dei medici e dei tanti volontari è stato possibile raccogliere i batuffoli madidi di saliva, preziosissimi per la ricerca, attraverso i quali si potrà misurare la compatibilità delle cellule staminali dei benefattori con quelle del piccolo Alessandro, che ha impellente necessità di un trapianto di midollo.

L’appello era stato lanciato su Facebook dai genitori del piccolo, italiani emigrati a Londra, dove attualmente Alessandro viene curato con un farmaco sperimentale.  Ma la sua vita è comunque a rischio: urge trovare una tempestiva e definitiva soluzione.

E così la storia del piccolo ha commosso  gli utenti del Gigante blu, tanto da manifestare un’inaspettata adesione collettiva alla donazione.

L’obiettivo principale, dunque, è stato sensibilizzare la popolazione ad iscriversi al Registro Nazionale Italiano di donatori di midollo osseo, affinché anche altri pazienti come Alessandro possano essere trapiantati e debellare la malattia.

Negli ultimi anni, la richiesta di donatori è sensibilmente aumentata: in Italia servono circa 2 mila trapianti, per lo più a bambini. Si tratta di vite legate completamente alla duttilità dei micro-organismi. E come se non bastasse, altre difficoltà acuiscono il trapianto di midollo: la sua applicazione è di fatto limitata dalla disponibilità di cellule compatibili tra benefattore e paziente. Solo una persona su 100.000 può realmente donare.

“I genitori sono al 50% compatibili, nel caso dei bambini. E non è detto che possano sempre donare. Quindi si dovrà ricorrere al potenziale donatore – ci spiega Michele Franco, presidente dell’Associazione Admo. – Il benefattore, che è iscritto al registro donatori, dovrà sottoporsi ad un altro esame, un prelievo di sangue, per verificare la compatibilità e valutare l’altra parte di DNA”, chiarisce il presidente.

“Se dovesse essere compatibile con il piccolo Alessandro e con i tanti pazienti che sono affetti della sua stessa patologia, il donatore dovrà presentarsi al registro referente, che a Napoli è collocato al Policlinico. Al nosocomio dovrà effettuare uno screening completo, per verificare lo stato degli organi e del sangue. Dopodiché potrà donare”, conclude Franco.

L’iniziativa non ha coinvolto soltanto la città partenopea, ma anche piazza Sraffa a Milano, il 25 e il 26 ottobre. Domani il prossimo appuntamento in piazza Dante a Caserta. La famiglia ha chiesto anche a Verona, dove c’è già l’autorizzazione del sindaco, e forse a Roma.

Di Silvia D’Angelo

 

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