Giugliano. Circa 3 ore di interrogatorio ma tante contraddizioni e “non lo so”. Prima uscita pubblica questa mattina per Filippo Caracallo, il pentito giuglianese che da alcuni mesi sta parlando ai magistrati antimafia delle dinamiche interne al clan Mallardo.

Il collaboratore di giustizia è stato interrogato in video-collegamento con il tribunale di Napoli dal pm Graziella Arlomede nell’ambito del processo sul Mercato ortofrutticolo di Giugliano. Il blitz del 2015 portò ad un ventina di arresti, alcuni già condannati col rito abbreviato. Ora con il rito ordinario sono sette gli imputati alla sbarra, tra presunti ras ed autotrasportatori: Sossio Capasso, Agostino D’Alterio e Salvatore D’Alterio – questi tre presenti anche stamani in aula – Antonio Picardi, Libero Frontoso, Giulio Panico e Nunzio Veneruso. “Il clan Mallardo – ha raccontato Caracallo – ha iniziato a fare affari con il Mog negli anni duemila su spunto di Panico detto Cappucciello. I soldi venivano portati a Biagio Micillo (non imputato in questo processo, ndr) che li versava nelle casse del clan. Ogni 3-4 mesi c’erano introiti di circa 160mila euro. Veniva pagata una quota su pedane e bancali, mentre alcuni autotrasportatori pagavano tangenti ed altri venivano avvantaggiati con viaggi di frutta in giro per l’Italia. Nono so bene però se c’erano imposizioni economiche ai commercianti”.

Caracallo  – pur accusando alcuni degli imputati di gestire l’affare illecito per conto della cosca – non ha saputo fornire una spiegazione dettagliata del presunto sistema estorsivo. “Non conosco bene le modalità – ha spiegato – perchè non ho mai preso parte direttamente all’affare ma ne sentivo parlare. Mi sono ritrovato anche in alcune riunioni in un locale che si trova nelle vicinanze del mercato.” Poi è stata la volta del controesame degli avvocati difensori ma anche lì il pentito non è riuscito a fornire una spiegazione precisa di come il clan controllasse gli affari al Mercato. La prossima settimana ci sarà una tappa fondamentale con la requisitoria e le richieste di condanna.

Questa mattina il collaboratore ha parlato anche della sua affiliazione al clan Mallardo, ad inizio anni ’90 dopo un periodo di detenzione per rapina. “Conoscevo già alcuni affiliati frequentando la zona di piazza San Nicola. Iniziai a prendere la mesata ed anche la famiglia non pagava in molti posti. Nel corso degli anni mi mandavano a fare estorsioni e fermare cantieri”. Poi ha definito Sossio Capasso “una figura di rilievo, un uomo di tutto rispetto”. Nel corso dell’interrogatorio ha parlato inoltre di una presunta aggressione di Patrizio Picardi a Salvatore D’Alterio per problemi nei conti sui ricavi illeciti del Mog. “Gli spaccò la testa con una mazza da baseball” aveva già messo a verbale lo scorso luglio e confermato pure stamani in aula. Dell’aggressione non esistono però referti medici per accertarla e lo stesso imputato l’ha smentito con una dichiarazione spontanea.

Gli avvocati difensori nel processo sono Antonio Nerone, Alfonso Palumbo, Luigi Poziello, Antonio Giuliano Russo, Alfonso Quarto, Francesco Anastasio, Salvatore Capasso, Carmela Maisto, Paolo Trofino, Marco Sepe, Leopoldo Perone.

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