Viaggiate troppo? Occhio al Telepass. Da oggi in poi potrebbe provocare danni alle tasche di tanti automobilisti ed essere utilizzato dal fisco per accertamenti fiscali.

Ovviamente il Telepass non trasmette all’Agenzia delle Entrate i dati del proprietario, questo deve essere chiaro, ma potrebbe funzionare come una specie di autodenuncia. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la numero 9825 del 19 aprile 2017, indirettamente contiene un avvertimento per coloro che utilizzano il Telepass: attenzione chi lo uso può diventare una vittima del Fisco.

I versamenti in banca, quindi, se non motivati, possono portare ad un accertamento fiscale a meno che il contribuente non riesca a provare la fonte di provenienza del denaro. Anche i prelievi, se troppo elevati rispetto al reddito possono essere fonte di accertamento a causa di un tenore di vita incompatibile con quanto dichiarato al Fisco.

Il Telepass viene addebitato direttamente sul conto corrente e se chi dichiara un reddito basso è continuamente in viaggio deve spiegare i motivi per i quali si sposta. Se si tratta di viaggi di lavoro non è pensabile che il contribuente guadagni poco. Se si tratta di viaggi di piacere il contribuente dovrà chiarire con quali redditi li effettua avendo dichiarato entrate basse.

In ogni caso, quindi, per chi viaggia molto il Telepass potrebbe rappresentare una fonte di accertamento fiscale poichè un numero di viaggi eccessivi non è compatibile con redditi bassi. Nel redditometro, infatti, una degli indici utilizzati sono proprio i pagamenti ai tour operator. Gli addebiti del Telepass, quindi, sono tracciabili proprio perchè vengono scalati automaticamente da conto corrente diventando una traccia inequivocabile per il Fisco.

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