Truffa delle assicurazioni a Napoli, nei guai medici e avvocati: tutti i nomi

Nella rete di truffatori specializzati in incidenti falsi, con presunta connivenza di due avvocati e sei medici, ci sarebbe anche il clan Puca. Il gruppo operava principalmente nella Penisola Sorrentina, mentre alcuni conti bancari coinvolti erano stati aperti nelle Marche.

Truffa delle assicurazioni a Napoli, nei guai medici e avvocati

Come anticipa Il Mattino, per ogni incidente venivano certificati danni da risarcire anche superiori a 100mila euro. Un soggetto è finito in carcere, tre sono in arresti domiciliari, e due avvocati e sei medici sono stati interdetti dalle loro professioni per un anno.

Complessivamente, 35 persone sono sotto inchiesta, accusate di vari reati tra cui associazione per delinquere, truffe assicurative, riciclaggio, indebita percezione del reddito di cittadinanza e furto aggravato.

L’indagine, coordinata dalla Procura di Napoli, è un secondo filone di un’inchiesta iniziata lo scorso marzo. Finora sono stati eseguiti sequestri di beni per oltre 100mila euro a vari indagati. Gli approfondimenti condotti sui materiali sequestrati sette mesi fa hanno rivelato che il gruppo era attivo da almeno dieci anni nel business delle truffe assicurative, con avvocati e medici che giocavano un ruolo chiave.

Tutti i nomi

In carcere è stato condotto Angelo Guarino, 39 anni, genero del boss Pasquale Puca, che secondo gli inquirenti sarebbe il capo dell’organizzazione.

Sono stati disposti arresti domiciliari per il fratello Giuseppe Guarino, 38 anni, e per Filomena Palmisano, 58 anni, tecnico radiologo presso il centro medico Cma di Napoli, da cui partiva la documentazione sanitaria. Ai domiciliari anche Massimo Niro, 52 anni, fratello di uno degli indagati del primo filone delle truffe.

Gennaro Castelli ed Enrico Mastantuono, avvocati di Minturno, provincia di Latina, non potranno esercitare la professione per un anno. La stessa misura è stata applicata a sei medici, quattro dei quali dipendenti di strutture pubbliche. Si tratta di Giovanni Toscano, medico radiologo, Rosita Capone ed Emanuele Minelli, tutti in servizio al pronto soccorso dell’ospedale “San Giovanni di Dio” di Frattamaggiore. E poi, ancora: Umberto Laurenzo, medico del pronto soccorso dell’ospedale di Marcianise, Francesco Vela e Gaetano Lapiccirella, entrambi radiologi in due centri diagnostici napoletani.

Il modus operandi

L’ipotesi della Procura è che ognuno degli indagati avesse un ruolo specifico nella creazione di sinistri stradali falsi per ottenere risarcimenti assicurativi. Secondo l’accusa, il falso incidente veniva pianificato, i Guarino individuavano le parti coinvolte, i falsi testimoni e contattavano il medico compiacente per ottenere referti per lesioni non subite. Successivamente intervenivano i sanitari per visite successive e i carrozzieri che predispondevano la documentazione. Gli avvocati si occupavano delle pratiche e delle dichiarazioni dei testimoni falsi. I fondi incassati venivano prelevati gradualmente o trasferiti sul conto di una società intestata ad Angelo Guarino.

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