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A capo del giro di usura a Sant’Antimo c’era una donna, Angela Cecere, 42 anni. Era lei la mente del gruppo. Insieme a lei sono finiti in manette anche altre sette persone, di cui tre ai domiciliari.

Sant’Antimo, strozzini senza pietà: interessi del 50 %

A fornire ampi retroscena sugli arresti messi a segno ieri dai carabinieri della Compagnia di Giugliano è il Mattino. L’inchiesta della Procura di Napoli Nord è scattata nel settembre 2020, quando un familiare di una delle vittime aveva denunciato ai militari dell’Arma quanto subito dalla sorella, una casalinga 50enne del posto. Un prestito fatto per aiutare la figlia, ma che mese dopo mese aveva finito per stritolarla, al punto da indurla a manifestare propositi di suicidio perché non vedeva più una via di uscita.

Da lì gli investigatori hanno ricostruito il giro di usura che teneva sotto torchio decine di persone costrette a versare interessi anche del 50 % sulla somma originariamente prestate. La banda minacciava le proprie vittime a ogni ora del giorno e della notte non appena scattava un ritardo sula scadenza della rata mensile. A quel punto scattava il cosiddetto “scomodo”, che faceva scattare gli interessi sugli interessi. E c’è così chi, pur avendo ricevuto un importo di 5mila euro in prestito, si ritrovava a versare oltre 20mila euro in meno di due anni per estinguere un debito che non finiva mai.

L’organigramma della banda

I carabinieri hanno condotto le indagini anche grazie alle intercettazioni telefoniche, che hanno così consentito di ricostruire l’ornigramma della banda di cravattai. A capo di tutti c’era Angela Cecere, la 42enne che fungeva da istituto di credito materiale presso il quale gli altri arrestati prelevavano le somme di danaro da prestare alle vittime. Proprio presso l’abitazione della donna, i militari dell’Arma hanno sequestrato 80mila euro in contanti una sorta di libro mastro contenente tutti i dettagli sul giro di prestiti avviato dal gruppo criminale. Tra gli episodi accettati dagli inquirenti anche la sottrazione a una delle vittime in ritardo con i pagamenti di una card del reddito di cittadinanza, poi usata dagli usurai per usi e acquisti personali.

I nomi

A finire in manette, come già anticipato ieri, Francesco De Lucia, 51 anni, suo fratello Orazio De Lucia, 49 anni, Massimiliano Paciello, 42 anni, Angela Cecere, 42 anni, Rosa Parisi, 44 anni, tutti di Sant’Antimo, finiti direttamente nelle celle di Poggioreale e Pozzuoli. Ai domiciliari Mario Guarino, 59 anni, Lucrezia Pedata, 52 anni e il marito Massimo Manna, 53 anni, tutti residenti a Sant’Antimo. Nei guai anche le due figlie della coppia, indagate a piede libero: avrebbero svolto il ruolo di esattrici. I militari hanno eseguito il provvedimento di custodia cautelare disposto dal gip del tribunale di Napoli Nord Daniele Grunieri su richiesta dal sostituto Fabio Sozio della procura di Napoli Nord, diretta dal procuratore Maria Antonietta Troncone. I reati contestati sono concorso in usura, estorsione e tentata estorsione, lesioni personali, indebito utilizzo di strumenti di pagamento e abusiva attività finanziaria.

Foto: Cronachedi.it

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