I disabili sono quelle persone che affette da una invalidità il cui grado di handicap è più o meno grave, hanno difficoltà a relazionarsi con la vita.
Essi sostanzialmente hanno uno svantaggio sociale.

La società, deve colmare questo svantaggio? Se trattasi di società civile, SI. Diversamente, a nostro avviso non si può parlare di società civile.
E rimane da considerare che il carico sociale per colmare lo stato di svantaggio, non va inteso come diretto ai disabili a se stante ma all’intera società.
Disabili non si nasce soltanto ma nel corso della vita tutti lo possono diventare .

Nel corso degli ultimi tempi varie sono state le normative varate per colmare lo svantaggio sociale dei disabili ma di queste stesse norme, allo stato attuale, la crisi che il paese sta attraversando ne mette seriamente a rischio l’intento.

Ed è più precisamente della natura della crisi, non solo economica ma della rottura di coesione sociale, quindi politica, che se ne deve tenere conto.
E’ la politica neoliberista che mina profondamente la coesione sociale. Essa mette al centro dello “sviluppo della società” la logica dei mercati svincolati da ogni regola di ordine sociale per cui tutto diventa merce. Non a caso nello specifico della disabilità questa stessa, con il ministro Fornero, è stata oggetto della possibilità di privatizzarla, appunto intesa a trattarla come una merce.

La logica del neoliberismo, poi, è aggravata ancora di più dal cosiddetto “debito pubblico” di cui una società come la nostra ne soffre.
Qui non si vuole entrare nel merito della legittimità del debito pubblico che pure andrebbe messo al centro del dibattito del paese e che invece nessuno ne parla ma non si può non tenere conto del suo peso enorme sui i disabili.
Basti pensare al patto di stabilità che i Comuni sono tenuti ad osservare con il districarsi nei cosiddetti spazi di bilanci per non sforare certi parametri, per avere l’idea di tutte le ricadute negative sui disabili.

I disabili nel corso degli ultimi anni hanno visto dimezzarsi o ridurre ai minimi termini gli stanziamenti per il loro sostentamento. A cominciare dai tagli all’assistenza domiciliare che prima ne hanno ridotto le ore poi hanno introdotto la compartecipazione. Per avere degli ausili ortopedici si allungano i tempi tra una richiesta e l’altra. I tagli alle terapie riabilitative poi, in molti casi, hanno ridotto le ore di cura, in altri le hanno addirittura sospese.
L’istituzione del Titolo V della Costituzione che ha passato alle regioni le competenze in materia sanitaria, ha complicato ancora di più la vita ai disabili, a cominciare dal pagamento del ticket sui medicinali e sulla diagnostica.

I continui controlli sui decreti di invalidità, spesso ripetitivi nei confronti di grave disabilità, i costi per le revisioni o per richieste di invalidità civile con annessi certificati a pagamento per dimostrare diagnosi anche gravi, le sospensioni di pagamenti di pensioni per cavilli amministrativi e tempi lunghi per il reintegro anche in presenza di redditi assenti, hanno significano una vera e propria offensiva ad aggravare le difficoltà a relazionarsi con la vita dei disabili.
La campagna denigratoria di stampa e televisiva sui falsi invalidi ha veicolato ad arte l’opinione pubblica nel consenso per un piano architettato per una politica di tagli ai disabili che è il vero obiettivo, un piano di risparmi nella logica del risanamento finanziario, invece di colpire efficacemente i veri falsi invalidi che pure ci sono e che fanno parte del sistema di corruzione che è parte integrante del nostro modello sociale oggi in piena decomposizione putrescente.
Ma i tagli lineari alle politiche sociali producono fenomeni di emarginazione se non di vero e proprio impoverimento. La progressiva cancellazione del fondo nazionale per le politiche sociali, il mancato ripristino del fondo per la non autosufficienza, il taglio del 75% del fondo per il diritto al lavoro delle persone disabili, le pensioni di invalidità ferme a circa 250 euro mensili, gli interventi che tagliano in sanità e altre prestazioni degli enti locali aggravano, con l’infrangere i diritti costituzionali di solidarietà, ulteriormente il rischio di rottura della coesione sociale.

Emblematico è stato il Comune di Giugliano in Campania che con la Tares ha evidenziato la rottura di coesione sociale, ove una funzionaria è arrivata a dichiarare candidamente che le agevolazioni ai disabili erano state cancellate perché altrimenti la tassa sarebbe divenuta ancora più alta.
Un esempio, questo, classico di rottura sociale e verso il basso: fasce di cittadini deboli ( disoccupati, cassaintegrati, mobilitati, precari, ragazze madri, vedove senza reddito) messe contro fasce di cittadini “protetti” (disabili).
Emblematico è il Comune di Giugliano in Campania a produrre delibere comunali che hanno la sfrontatezza di bypassare le norme legislative e a sostituirsi ad altri organo preposti nel regolare specifiche fattispecie, in particolare riferite ai disabili.
– Il tesserino handicap (parcheggio invalido) regolato da norma legislativa, il cui rilascio è subordinato prettamente a verifica medico legale e che l’Ente Comunale dovrebbe solo formalizzare l’avvenuta consegna all’interessato, lo stesso, lo si nega a chi, per esempio, non ha una “regolare” fornitura idrica.
Superfluo è sottolineare la forzatura di ogni impropria base di correlazione se non quella discriminante.

– Le strisce blu, in deroga al c.d.s solo se rispondono ad una utilità pubblica, senza entrare nell’approfondimento di tale rispondenza, riferite ai disabili, violano con copertura di atti amministrativi, le direttive del Ministero dei trasporti e delle infrastrutture che è l’unico organo deputato e non gli Enti proprietari a stabilire la configurazione della segnaletica orizzontale delle strade. Le strisce blu, infatti, contrariamente a quanto indicato ripetutamente con note esplicite del Ministero (es. prot. n. 107 del 6 febbraio 2006), indicano al pagamento per la sosta degli invalidi.
Una componente essenziale della utilità pubblica, la disabilità, è disattesa: “…….Non si può chiedere il pagamento di una tariffa oraria a chi, trovando occupato lo stallo a lui appositamente riservato, ne occupi un altro……………….” . (Ministero )

Emblematico è il Comune di Giugliano in Campania che concede il suolo pubblico ad un megaparcheggio senza la previsione di posti riservati ai disabili. Con l’aggravante che trattasi del circondario di zona ospedaliere. E da osservare poi, che all’interno dell’ospedale i pochissimi posti riservati sono sempre occupati permanentemente da personale medico-amministrativo-dirigenti .

Il suolo-bene comune- finalizzato esclusivamente all’interesse privatistico e di casta.
Emblematico è il Comune di Giugliano in Campania che attraverso i suoi organi preposti non fa rispettare, anche quando poche volte sussistono, le infrastrutture per la mobilità dei disabili.

– Gli stalli gialli, solo in quest’ultimo scorcio di tempo ed in poche aree della città ( Municipio) sono a malapena fatti rispettare ma anche qui auto ferme nelle prossimità, molte volte appartenenti anche a forze di polizia, ne ostruiscono la manovra di sosta del disabile. Essi generalmente sono invasi da carrettini di venditori ambulanti oltre da auto non avendo il diritto e spesso di proprietà dei negozianti circostanti.
– Le rampe handicap sono del tutto “oscurate” tanto è vero che difficilmente si vede una carrozzetta disabile circolare in città, segno di isolamento del disabile. Le rampe sono ostruite da auto parcheggiate in sosta anomala senza alcun controllo ma la cosa più grave è che le stesse addirittura sono utilizzate da Bar che vi insediano tavolini e sedie per il drink dei clienti e di questi stessi, forse ignari o forse senza alcuna sensibilità ( no verso i disabili seppure con spirito compassionevole che sarebbe in ogni caso da abiurare ma verso loro stessi in quanto personalità pubbliche), spesso si vedono esponenti della classe politica giuglianese che anche in questo caso esprimono il decadimento etico della città.

– Nelle zone periferiche della città, in particolare di quelle di costiera, sono completamente assenti sia gli stalli che le rampe, e addirittura qui mancano perfino i marciapiedi che per i disabili con carrozzette sono essenziali per la loro mobilità e l’integrarsi con la vita sociale.
Non vi è dubbio che la condizione di svantaggio sociale dei disabili è peggiorata e che andrà sempre più peggiorando, per le politiche del paese che tendono alla ricomposizione della crisi socio economica scaricandone i costi verso il basso; con il conseguente deterioramento anche dell’aspetto etico e civile.
E di queste politiche, l’accanimento verso i disabili è quello che mette più a nudo una società in piena deriva.
Ma la rabbia, il disagio e l’insofferenza per una macroscopica ingiustizia verso i disabili così come anche verso altri ampi settori sociali, senza nessuno ascolto da parte delle Istituzioni e di quella che dovrebbe essere la rappresentanza politica,
può costituire una miscela esplosiva che in varie forme senza nessun controllo può esplodere da un momento all’altro, a Giugliano come nel resto del Paese.
Giugliano ,23.4.2014 Disabili – Giugliano –
di Antonio Rega

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