E’ arrivata a palazzo Chigi la vicenda De Luca. In una riunione tra Debora Serracchiani, Lorenzo Guerini, Matteo Orfini e il premier Renzi non si è parlato solo di Quirinale e riforme. Ma anche della condanna dell’ormai ex sindaco di Salerno e del pasticcio primarie in Campania. A portare la questione a Roma è il suo fedelissimo sottosegretario Luca Lotti.

Dopo aver riunito i suoi a Salerno, De luca li rassicura sulla sua presenza in Comune anche non essendo più primo cittadino e se pur ha ribadito che non intende arretrare di un millimetro c’è chi nel pd campano giura che suo figlio stia trattando a Roma una exit strategy. Per le primarie dunque uno slittamento del voto del 1 febbraio sembra ormai necessario e la competizione in ogni caso De Luca la ritiene un passaggio essenziale.

Ma per non far implodere il partito campano e per non perdere un terzo del consenso sul territorio, il Pd dovrà in qualche modo coinvolgerlo nella scelta di un candidato, di una soluzione condivisa o quantomeno destinare parte della lista democratica o di un futuro governo regionale a pezzi dell’establishment deluchiano. Anche perché nonostante il parapiglia delle primarie il centrosinistra negli ultimi sondaggi risulta in vantaggio su Caldoro.

Tra i democratici però ci sono dei precedenti che fanno scuola e che fanno pensare che un passo indietro dell’ormai ex sindaco di Salerno sia inevitabile. Il renziano Matteo Richetti, autoesclusosi dalle primarie per un avviso di garanzia, stesso motivo per il quale la Barracciu dopo aver vinto le primarie in Sardegna si ritirò ottenendo poi la carica di sottosegretario. Casi questi che farebbero pensare a un ritorno in panchina anche di Vincenzo De Luca.

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