Sparò e uccise Luigi Caiafa, il 17enne che assieme ad un complice la notte del 4 ottobre 2020 stava compiendo una rapina all’angolo tra via Duomo e via Marina, nel cuore di Napoli. A poco più di un anno dalla morte del giovane, il GIP ha accolto la richiesta dei PM decidendo di archiviare le indagini a carico dell’uomo che premette sul grilletto: un poliziotto.

Smontata dunque la tesi della famiglia del 17enne che già dal giorno dopo l’accaduto parlò di “esecuzione”. Per il giudice si è trattato invece di legittima difesa perché – come mostrano le immagini di videosorveglianza della zona –  al poliziotto venne puntata contro una pistola, sebbene poi rivelatasi una pistola giocattolo priva del tappo rosso.

Dai filmati, in particolare, si vede il complice Ciro De Tommaso (figlio di Genny ‘a Carogna, tristemente noto ai più per i fatti accaduti durante la finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina del 2014, e poi in seguito condannato a 18 anni per traffico internazionale di droga) puntare la pistola contro i poliziotti intervenuti dopo che – durante un servizio di pattugliamento – si era resi conto del tentativo di rapina ai danni di alcuni ragazzi a bordo di una mercedes.

Uno dei due agenti aveva cercato riparo dietro la stessa Mercedes, e Caiafa  gridato al complice “Spara, spara, le guardie“.  Il poliziotto indagato allora sparò tre colpi, uno dei quali raggiunse il 17enne, che venne ferito al collo in maniera mortale.

“Anche il professionista più addestrato  – si legge nell’ordinanza di archiviazione – deve decidere la sua (re)azione in decimi di secondo e in altrettanto tempo porla in essere. Si è trattato di una condotta di soccorso difensivo in favore di un privato cittadino, poi trasformatasi in legittima difesa. Dunque, non fu una esecuzione. Anzi, – continua il giudice- ha agito con professionalità e perizia”.

La famiglia di Luigi Caiafa, però, non ci sta e tramite il proprio avvocato ha già fatto sapere che chiederà la riapertura del caso. Intanto, il complice De Tommaso è stato già condannato a 6 anni e 2 mesi per rapina mentre il padre di Luigi – che fu il primo a chiedere giustizia per il figlio – fu ucciso a colpi di pistola due mesi dopo la morte del giovane, mentre si stava facendo fare un tatuaggio.

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