catania uccide figlio mamma arrestata

Uccide il figlio di tre mesi scaraventandolo a terra in un momento di follia. Una donna, F.L.V.S., di Catania, classe ’92, è stata arrestata dalla polizia a Catania con l’accusa omicidio per avere ucciso suo figlio.

Il bimbo – F.L., queste le sue iniziali, nato lo scorso luglio – è deceduto in ospedale, lo scorso 15 novembre, dopo esser stato ricoverato per alcune ferite riportate alla testa. Il neonato giunse al pronto soccorso del Cannizzaro, dove fu intubato, poi trasferito nella rianimazione della Neonatologia del Garibaldi-Nesima, dove poche ore dopo è spirato.

Stando alla testimonianza della madre il figlio “si era fatto male cadendole accidentalmente dalle braccia a causa di una spinta che si era data da solo”. Una versione che però non ha convito gli agenti.

Nell’interrogatorio davanti ai PM, la 26enne ha detto di avere avuto la “mente oscurata” e “non so spiegare cosa è successo”, ma sicuramente “non volevo uccidere mio figlio, non ho mai pensato di ucciderlo” perché “io lo amavo”. Ai magistrati, ricostruisce il suo legale, l’avvocato Luigi Zinno, la donna ha detto di “essersi sentita male” e che la sua intenzione era di “gettarlo sul letto e non per terra”. Attraverso l’audizione, da parte della Procura e della polizia, è stato quindi accertato che la caduta del bambino non era stata accidentale bensì che era stata la madre dello stesso a scaraventarlo a terra con forza.

Per la madre, ancora sotto choc, è stata disposta una consulenza neuropsichiatrica. Secondo il gip è evidente la volontà della donna di uccidere il figlio. Il piccolo di tre mesi è stato ferito a casa della nonna paterna della 26enne. La donna non è sposata e il figlio porta il suo cognome. Il legale ha raccontato che è stata la stessa madre a chiedere aiuto.

Per prima è arrivata la nonna, 85 anni, e suo padre a cui la donna ha raccontato che il piccolo gli era scivolato dalla mani ed era finito a terra. Intanto la difesa spiega che “quel giorno stava male e aveva chiamato suo padre, che era al lavoro, per dirgli se poteva tornare a casa. La signora aveva avuto un’infanzia dolorosa per la morte della madre, che ha perso quando aveva 11 anni. Quando è rimasta incinta è andata a vivere con la nonna”, secondo il penalista la 26enne ha sofferto di “una grave forma di depressione post partum, che ha aggravato la sua condizione di persona fragile psicologicamente”. Infatti il padre preoccupato voleva incontrasse degli specialisti, ma la figlia si era sempre rifiutata.

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