Condanne in primo grado per l’omicidio del giovane Antonio Natale, il 22enne ucciso al Parco Verde di Caivano nell’ottobre del 2021. La Corte di Assise di Napoli, seconda sezione, ha pronunciato la sentenza relativa al processo per omicidio volontario nei confronti di Domenico Bervicato e degli altri imputati.
Il verdetto ha stabilito pene diverse: sedici anni di reclusione per Domenico Bervicato, Carlo e Bruno Avventurato, e Gennaro Pacilio, mentre le condanne più severe, pari a ventotto anni, sono state inflitte a Emanuele D’Agostino ed Emanuele Ricci, ritenuti gli esecutori materiali e figure di vertice del gruppo criminale. Una decisione che ha provocato profonda delusione e rabbia tra i familiari della vittima.
L’avvocato: “Omicidio di un giovane non può essere punito in modo così lieve”
“Comunico il fortissimo disappunto dei familiari e mio personale per l’esito circa la pena inflitta ai collaboratori di giustizia, pari a 16 anni, perché è troppo favorevole rispetto alla loro collaborazione che è stata limitata. Hanno ammesso e confessato solo ciò di cui le forze dell’ordine e magistrati avevano già la prova inoppugnabile”, ha dichiarato l’avvocato Maurizio Reggi, parte civile nel processo.
“Non hanno fatto rinvenire, ad esempio, tutti i proventi della loro attività criminosa che si possono stimare in circa 2 milioni e mezzo di euro all’anno, frutti illeciti ricavati dalle piazze di spaccio gestite. Per gli altri imputati – prosegue il legale – tra cui di appartenenti al clan di Avventurato Bruno Giancarlo e gli esecutori materiali sono stati riconosciute pene più elevate pari a 28 anni di reclusione. Ciò che ha sconcertato questa difesa e i familiari è il riconoscimento a tutti gli imputati indiscriminatamente delle attenuanti generiche dichiarate equivalenti rispetto alle aggravanti dei reati di 416 bis cp e articolo 7 legge Antimafia. L’omicidio di un giovane ragazzo di 22 anni non può essere punito in modo così lieve. Nelle intercettazioni dal carcere in cui chiaramente si evince la volontà del Bervicato di espiare la pena, vendicarsi, per ricominciare ad espiare un’altra pena di 30 anni”, conclude l’avvocato Reggi.
Borrelli: “I familiari di Antonio hanno sempre denunciato spaccio al Parco Verde”
A sostenerle la famiglia di Antonio Natale, anche Francesco Emilio Borrelli, deputato di Alleanza Verdi Sinistra: “Mi stringo al dolore dei familiari – spiega Borrelli – che hanno sempre denunciato il sistema di spaccio nel Parco Verde. Ricordo le manifestazioni che facevamo già allora contro le piazze dei clan”.








