Omicidio a Melito, estorsioni e affari nell'edilizia: chi era Vincenzo

Un omicidio in pieno giorno all’interno di una nota trattoria di Melito. Vincenzo Nappi, conosciuto come “‘O pittore”, è stato freddato a colpi d’arma da fuoco mentre era a tavola nel ristorante Gaetano e Teresa alla presenza di altri clienti.

Al momento la ricostruzione è in corso. Non è ancora chiaro per quale motivo l’uomo si trovasse nel ristorante ma, viste le modalità dell’omicidio, le ipotesi più probabili portano all’esecuzione di matrice camorristica. Nappi, gravemente ferito con diversi proiettili, sarebbe morto in pochi istanti.

Melito, ucciso al ristorante: chi era Vincenzo Nappi

Nappi si occupava di estorsioni ma principalmente degli affari legati al ‘mattone’. Costruzioni di case e villette. E in tal caso, ricorda il pentito Biagio Esposito “incaricava un suo uomo per ottenere permessi al comune di Melito”.

Secondo il racconto dei collaboratori di giustizia, Nappi era stato già condannato a morte nel 2011, dopo l’omicidio di Antonino D’Andò, quando le due anime del clan, Amato e Pagano, erano in guerra. Durante un summit si discusse della necessità di vendicare D’Andò (di cui per otto anni non si seppe nulla: i suoi resti furono ritrovati solo nel 2019) uccidendo un uomo di fiducia di Mariano Riccio e si pensò proprio a Vincenzo Nappi, ossia il suo referente per la zona di Melito.

La fuga e poi l’arresto nel 2011

L’uomo aveva 57 anni e per gli investigatori era un elemento di spicco del clan camorristico degli “Amato-Pagano”, i cosiddetti “Scissionisti”. Nel 2011 fu arrestato dai Carabinieri della Compagnia di Giugliano dopo essere sfuggito all’arresto durante il blitz che portò alla cattura di altri 8 esponenti ritenuti a vario titolo responsabili di associazione per delinquere di tipo mafioso, traffico e spaccio di stupefacenti, estorsioni e altri reati. I militari dell’arma lo rintracciarono in un appartamento in via Catullo, a Mugnano. 

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