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Sembra calmo, sereno. E’ la sera del delitto. Il corpo di Marcello Toscano, il professore ucciso a coltellate poche ore prima, giace nel cortile della “Marino Guarano” di Melito. L’uomo che l’avrebbe ucciso, Giuseppe Porcelli, il bidello che lo incrocia da anni negli stessi corridoi della scuola, non mostra segni di cedimento. I carabinieri sono entrati nell’istituto alla ricerca di quello che fino alle 21 è solo una persona scomparsa. Parenti e figli di Marcello sono lì, accompagnano gli investigatori a due passi dal luogo del ritrovamento dell’auto. Ed è lì anche Porcelli, vede il cugino di Toscano, Marcello Curzio, il giornalista. Lo avvicina. “Che c’è, state nervoso?”, gli chiede. “Se volete, vi offro una sigaretta”. Un gesto che, a distanza di ore, rivela cinismo, autocontrollo. Come se la vicenda non lo riguardasse.

Melito, la calma del killer la sera del delitto: offre una sigaretta al cugino della vittima

E invece il bidello – secondo la ricostruzione dei carabinieri – aveva già ucciso il professore. Sei coltellate all’addome e al petto. Lo aveva lasciato nell’ex casa del custode dopo aver tentato di tornare sul luogo del delitto per recuperare il cadavere. Sa che probabilmente ha le ore contate, le telecamere di videosorveglianza di una macelleria hanno registrato i suoi passi falsi; a casa ci sono gli indumenti sporchi di sangue. Eppure è lì, tra le persone che stanno cercando Marcello Toscano. Si finge uno di loro, si mimetizza, forse per depistare l’attenzione degli investigatori. Gesti freddi e compassati, come quello di offrire una sigaretta al giornalista cugino della vittima, ma che non serviranno a garantirgli l’immunità dai sospetti e dagli indizi raccolti sul suo conto nelle ore successive dai carabinieri. Non confesserà, Porcelli, ma le tracce del delitto sono sugli abiti, la sua sagoma nelle immagini delle videocamere. Dopo un interrogatorio durato ore nella caserma dei Carabinieri di Marano, il bidello finirà in stato di fermo con l’accusa di omicidio volontario.

L’attività da aprire Giugliano

Dall’inchiesta emergono intanto ulteriori dettagli sul movente del delitto, che sarebbe di natura economica. Porcelli avrebbe chiesto un prestito al professore di sostegno, Marcello Toscano, per finanziare l’apertura di un’attività commerciale. Pare – da indiscrezioni raccolte dalla nostra redazione – in piazza Trivio, a Giugliano. Un chiosco o un girarrosto con cui il collaboratore scolastico voleva inserirsi nel mondo del commercio e in cui investire. Non si sa cosa sia successo. Se quel prestito sia mai avvenuto, se i soldi siano stati utilizzati e perché i due siano venuti a un punto di scontro degenerato in violenza. Saranno Procura e investigatori a chiarirlo. Ciò che è certo è che qualcosa è andato storto, al punto da spingere Porcelli ad accoltellare il suo creditore nell’ex casa del custode e a trascinarne poche ore dopo il cadavere all’esterno con l’intento di occultarlo. Forse alcune voci dalla palestra o gli occhi indiscreti di qualche testimone hanno mandato all’aria il suo piano. Il cadavere resterà nell’aiuola, in una pozza di sangue, fino al ritrovamento della sera.

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