Marcianise. Camorra, amante e tradimenti. Una crepa in un muro di silenzio ed omertà che ha tenuto per 26 anni. Questo sembra stia emergendo nella vicenda della morte di Angela Gentile, scomparsa a Marcianise il 28 ottobre del 1991. La denuncia della sua scomparsa fu presentata solo dopo tre giorni, perché i familiari pensavano fosse scappata in Germania. Angela aveva 33 anni ed era l’amante del boss marcianisano Domenico Belforte, capo dell’omonimo clan egemone nella provincia di Caserta.

Il pm della DDA di Napoli ha chiesto il rinvio a giudizio del capoclan e della moglie Maria Buttone, considerati i mandanti del delitto. Le indagini sui mandanti sono state chiuse, ma ci sono ancora tanti angoli bui in questa vicenda, a cominciare dall’esecutore materiale del delitto. Secondo gli inquirenti il movente è legato alla gelosia della moglie del boss. Per ristabilire la pace familiare, il capoclan avrebbe accettato la proposta della moglie di eliminare fisicamente l’amante.

Nell’eventuale processo potrebbe essere chiamata a testimoniare anche l’allora bimba, oggi diventata ragazza, che Belforte avrebbe avuto proprio dalla Gentile e che avrebbe riconosciuto una volta uscito dal carcere nel 1991. A quanto sembra Angela Gentile aveva ripreso la sua relazione con Belforte due settimane prima di sparire. Il giorno della scomparsa aveva appena accompagnato la bambina a scuola. Il frutto della sua relazione con il boss è stato accettato da Maria Buttone, tanto da considerare quest’ultima una seconda mamma. Il processo farà probabilmente venire a galla altre verità scottanti su un delitto ancora avvolto dal mistero.

 

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