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L’apologia del Fascismo non è un reato d’opinione

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In queste ore, dopo l’arresto del ragazzo che con fierezza ha sventolato una Svastica e salutato romanamente le telecamere che al Circo Massimo riprendevano i tifosi davanti al maxischermo per la finale degli europei, si è acceso nuovamente un dibattito tanto peloso quanto inutile e noioso. Qualcuno si è preso la briga di difendere nuovamente le libertà individuali, come quella di espressione, di opinione e così via. Sostenendo – con una discreta fetta di ingoranza in diritto – il più classico dei guazzabugli giuridici.

In breve, se vieto ed arresto un ragazzo per aver manifestato la sua idea – anche nel caso di vessilli Hitleriani e nazional-socialisti – è per contrappasso altrettanto “fascista” perché limita le libertà individuali. La cosa divertente, ma anche paradossale, è che questo preziosissimo passaggio di logica giuridica si propone presuntuosamente come un segno di innovazione ed emancipazione culturale e, per alcuni, addirittura politica.

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Ora, capisco le esigenze dei difensori della libertà di parola sempre e comunque, ma quel reato non è legato alle libertà individuali ma alla semplice “riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”. L’apologia che ne deriva come reato vieta la propaganda e non la semplice difesa elogiativa. Quindi se vai con una Svastica allo stadio, al Circo Massimo o la metti fuori al balcone commetti reato trasgredendo alla dodicesima disposizione transitoria e finale. Non si tratta di limitare le idee o le opinioni politiche. In Italia abbiamo ad esempio avuto l’MSI e oggi abbiamo Forza Nuova e sono organizzazioni legittimate sotto il profilo politico e culturale.

E non mi si dica che è un retaggio ideologico, perché se si accenna al fatto che è una disposizione di parte dico sì, lo è e che ben venga qualsiasi limitazione della propaganda e della
riorganizzazione del Partito Fascista. Come ben vengano le limitazioni della propaganda comunista in Polonia. La libertà di opinione, di epressione e di parola è ben altra cosa. Ma si sa, pur di estendere i diritti alla sfera universalistica si è capaci di – e permettetemi un termine che davvero mi scappa dalle dita – pisciare su una delle più grandi tragedie che l’Europa abbia mai avuto.

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